Abbiamo gia' tratteggiato quali fossero le insegne ideali dell'esercito siciliota (= greci di Sicilia) che al al comando di Timoleonte lascia Siracusa alla volta del Crimiso, il fiume della Sicilia Occidentale che segna il confine dell'isola di cultura greca da quella legata da trattati di alleanza a Cartagine.
L'esercito al seguito del corinzio Timoleonte in pratica si prepara a rompere la tregua esistente con i punici all'insegna della trilogia "Virtu', Liberta', Panellenismo".
Plutarco, lo storico grande ammiratore del condottiero greco, dedica alla descrizione della battaglia sul Crimiso uno spazio sproporzionato della "Vita" di Timoleonte. Battaglia questa che come i lettori immagineranno sin da adesso si concludera' con il silenzio innaturale all'ombra dell'altura di Kautali', con i vinti a terra, i corpi dei cartaginesi da depredare, e la Tenda di Timoleonte sulle alture di contrada Carrubba traboccante di bottino e di ricchezze.
Come abbiamo gia' ricordato Plutarco e' troppo amico, troppo estimatore del virtuoso Timoleonte, per poter essere considerato obiettivo. La "Vita di Timoleonte" in realta' appare piu' ricca di giudizi che di eventi, si sofferma troppo sull'ethos del personaggio piuttosto che sulle pieghe della sua esistenza.
-un politico maturo,
-sa come si comanda un esercito,
-sa come si parla all'assemblea cittadina,
-dimostra misura ed equilibrio e all'occasione magnanimita',
-sa leggere gli eventi e sa pure ringraziare il cielo,
-sa ridare un nuovo modello democratico a Siracusa e sa rendere nuovamente desiderabile all'intera Grecia l'isola di Sicilia.
La Vita di Plutarco si conclude con l'esaltazione della "eudaimonia" la felicita' di cui Siracusa ed i sicilioti godettero grazie al grande lascito morale di Timoleonte. Egli non lascio' la Sicilia libera dai barbari (i cartaginesi) e dai tiranni, ma libera dalla miseria e dai precedenti mali.
La battaglia sul Crimiso non e' stata dettagliatamente descritta solamente da Plutarco ma pure da Diodoro. Nelle pagine di questo siciliota la figura di Timoleonte scorre nel complesso delle aggrovigliate vicende dell'isola come un protagonista significativo ma senza gli orpelli di natura etica.
Anche da questo storico apprendiamo che i corinzi decidono di mandarlo in Sicilia col ruolo di stratego (comandante).
Anche da questo storico apprendiamo che i corinzi decidono di mandarlo in Sicilia col ruolo di stratego (comandante).
Così lo presenta Diodoro: "Timoleonte governo' la Sicilia bene ed in modo vantaggioso; vinse infatti in guerra i Cartaginesi, riporto' all'antico stato le citta' greche che erano state distrutte dai barbari (= i cartaginesi) e libero' tutta la Sicilia".
Poco spazio quindi viene dedicata all'etica ed invece rapidita' alla narrazione.
Nel 344 il grande contingente di armarti cartaginesi, comandato da Annone, arriva sull'isola e neutralizza militarmente i campani di Entella e al contempo, essendo informati del prossimo arrivo di Timoleonte da Corinto, inizia con proprie navi delle scorribande lungo la costa calabrese. Nonostante queste operazioni Timoleonte riesce a raggiungere Siracusa, ove la situazione era di grande disordine "Dionisio (il tiranno) governava l'isola ..., Timoleonte aveva preso il resto della citta' ed i cartaginesi erano entrati con centocinquanta trirene nel porto grande".
Nel grande disordine tra il 344 e il 343 Timoleonte si impadronisce dell'intera citta' di Siracusa e manda in esilio, nel Peloponnese, Dionisio.
Aree adiacenti al Belice Sinistro (Crimiso) |
Sia Diodoro che Plutarco comunque mettono in evidenza:
-l'iniziativa politica della citta' di Corinto,
-il progetto antibarbarico e antitirannico di Timoleonte,
-i benefici nascenti dal riportare l'ordine nell'isola.
"Virtu, Liberta', Panellenismo" non sono quindi caratteri cari a Plutarco ma pure di Diodoro, sebbene questo sia piu' parco di parole.
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