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giovedì 20 febbraio 2014

Le deformazioni linguistiche arbrësh/siciliano e viceversa ... ... di Calogero Raviotta

ABTI ovvero APTI oppure AMBTI o infine  AMPTI
Distintivo dei soci della Congregazione della Madonna della Favara

Queste quattro parole a Contessa vengono usate per indicare il "distintivo", che una volta i membri della Congregazione della Madonna della Favara portavano nelle manifestazione pubbliche (processioni, funerali, ecc.), per testimoniare la loro presenza, anche in attuazione di un dovere previsto per i soci dallo statuto della Congregazione medesima.
Subito sorge il dubbio che si tratti di quattro parole diverse, per significato e origine, in quanto indicano inequivocabilmente lo stesso oggetto.
Dalla lettura delle quattro parole, per la loro quasi totale affinità ortografica e fonetica, emerge subito la considerazione che da una sola parola originaria siano derivate poi le altre.
Ma quale, delle quattro, é la parola originaria più probabile? Forse si può arrivare ad una risposta attendibile, chiarendo cosa indicano queste parole e l'uso cui era destinato l'oggetto indicato.
Per ragioni pratiche intanto la parola "abti", sarà indicata  di seguito, invece delle altre tre, per spiegare l'oggetto e la destinazione.
L'abti é un distintivo dei soci della Congregazione della Madonna della Favara ed é costituito da  due rettangoli in cartone rigido, foderati di stoffa, collegati tra loro da due nastri paralleli, che reggono appunto i due rettangoli: uno sul petto e uno sulla schiena. Sul rettangolo che pende sul petto é riportata l'immagine della Madonna della Favara, mentre sul rettangolo che pende sulle spalle é riprodotta la  "M", lettera iniziale della parola "Madonna".
E' stato possibile ammirare alcuni abti a Contessa in una mostra, dedicata il 9 dicembre 1998 alla celebrazione del III centenario d'istituzione della parrocchia latina. Questi "distintivi" sono  oggetti sconosciuti per molti contessioti giovani,  mentre sono molto noti alle persone anziane, perché utilizzati fino a pochi decenni addietro dai membri della Congregazione della Favara, i quali li hanno però sostituiti in tempi recenti da una coccarda molto semplice abbinata all'immagina della Madonna della Favara.
Ancor oggi molte famiglie a Contessa conservano l'abti, che apparteneva a nonni, zii o genitori, che non ci sono più. Alcuni esemplari si possono ammirare al Centro Culturale Parrocchiale.
Pur non essendo più utilizzati gli abti costituiscono però una testimonianza significativa di alcuni aspetti sociali e religiosi del passato.
Lo statuto della Compagnia della Madonna della Favara del 1603, approvato dal vescovo di Agrigento, alla cui giurisdizione ecclesiastica allora afferiva Contessa, descriveva l'abito che i congregati dovevano vestire in certe occasioni, indicandone anche dettagliatamente le varie componenti (tunica, calzari, ecc.), per cui si trattava di una vera divisa, di un vero abito.
Anche lo statuto della nuova Congregazione della Madonna della Favara, fondata nel 1882, prescriveva che i congregati dovessero portare l'abito, anche se non ne descrive i vari componenti, come lo statuto del 1603.
Questa costatazione suggerisce la considerazione che, col passare del tempo, l'abito dei congregati, come viene letteralmente inteso, cioé un vestito particolare uguale per tutti e indossato in passato, viene sostituito dall'abti e poi dalla coccarda usata ancor oggi.
L'originaria divisa del congregato (un vero abito), l'abti e la coccarda, nella loro successione cronologica, sono pertanto un segno "distintivo" dei soci della Congregazione della Madonna della Favara.
Da quanto finora detto si deduce chiaramente che le tre parole del titolo (ampti, apti, ambti), che sono molto simili e indicano lo stesso oggetto, sono una variazione ortografica (modo di scrivere) e fonetica (modo di pronunciare) dell'originaria parola "abito", determinata dalla necessità di rendere il termine italiano nella lingua albanese parlata a Contessa.
Questa variazione ortografica e fonetica trova un riscontro nella condizione linguistica particolare dei contessioti: nel periodo di uso dell'abti quasi tutti parlano la lingua albanese, pochi conoscono la lingua italiana ed il dialetto siciliano e pochissimi sanno leggere e scrivere la lingua arbëreshe.
In questo contesto culturale non é difficile immaginare come l'originaria parola italiana "abito", scritta nello statuto, nella vita pratica, nella parlata albanese corrente sia diventata "abti" e poi da alcuni pronunciata "ambti" ampti" o "apti".
Quindi  la parola che indica il "distintivo" dei soci della Madonna della Favara, nella versione prevalente rimasta nella memoria dei contessioti di oggi, é APTI: deriva dall'originario "abito", che, per l'influsso fonetico della lingua albanese molto usata a Contessa, si é trasformato prima in "abti" e poi in "apti".
Certamente analoghe evoluzioni si possono riscontrare in tante altre parole, che indicano soprattutto toponimi e oggetti non più utilizzati nella vita pratica odierna.
Una ricerca attenta in questo campo può portare non solo al recupero di parole scomparse, ma anche alla scoperta di alcuni aspetti della vita della nostra comunità che sono scomparse o radicalmente cambiate (lavoro, tradizioni familiari, religiose, ecc.).

Il toponimo "Zimbiteri", che indica la via che collega via Vergine e via Morea, attigua alla casa parrocchiale, è un altro esempio di arbëreshizzazione (si può dire?) della parola italiana "cimitero", perché accanto a questa via c'era il cimitero della Congregazione della Madonna della Favara (in parte sotto il pavimento della chiesa ed in parte nell'area dove oggi sorge la casa parrocchiale), come alcuni anziani ancora ricordano: la casa parrocchiale è stata costruita nell'anno 1935 circa. (Secondo l'alfabeto albanese "Zimbiteri" va correttamente scritto "Ximbiteri").

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