Premessa - Ho già scritto
che per i contessioti "Madonna della Favara" è un argomento, che può riguardare vari eventi, opere, luoghi ed istituzioni
(immagine, chiesa confraternita, festa, parrocchia, vara, fontana, quartiere), cui ho dedicato tre testi
già pubblicati: vara (I), "Vastasi" della vara, Odigitria della Favara. Di seguito saranno
proposti ai lettori del blog altri testi (II, III e IV),
che riguardano la "vara" (contratto per la costruzione, caratteristiche tecniche, materiale, costo, contributi, comitato,
curiosità, ecc.) ed ogni testo sinteticamente riporterà sia quanto ho
riscontrato nei documenti consultati sia quanto la memoria popolare ha
tramandato fino ad oggi.
Era parroco della
Chiesa greca, in quell'anno, don Epifanio Lojacono e furono designati membri
del Comitato don Giacomo Parrino, Don Giuseppe Plescia ed il Signor Giovanni
Cuccia, i quali nominarono procuratore speciale, per gli adempimenti connessi
alla costruzione della vara, papas Spiridione Lojacono, autore del manoscritto,
conservato nell'archivio della Parrocchia greca, che riporta dettagliatamente
adempimenti, contratto, spese, ecc. riguardanti sia la vara sia la festa
celebrata l'otto settembre 1838.
Nel contratto per la costruzione della
“vara” della Madonna della Favara furono definiti costo, caratteristiche, tempi
e modalità per la consegna della vara, come emerge chiaramente dall'estratto
del documento notarile, di seguito riportato tra virgolette, che risulta
interessante, oltre che per il contenuto, anche per lo stile burocratico
(lingua "italiana") utilizzato dai notai nel secolo XIX.
“Nel giorno undici
maggio 1838 regnando Ferdinando secondo, per la grazia di Dio, re del Regno
delle Due Sicilie, alla presenza di me notaro Giuseppe Donato”, ......con
queste testuali parole inizia il contratto di costruzione della vara della
Madonna della Favara, sottoscritto dall’artigiano di Palermo mastro Filippo
Serio e da padre Calogero Ciaccio di Sambuca, procuratore dei Deputati
contessioti.
Testualmente il
contrato riporta “Il detto maestro
Filippo Serio si obbliga, mettendo lui materiale e maestria, costruire al
detto rev.mo canonico Ciaccio col detto nome tanto di legname quanto di scoltura, che d'intaglio, indoratina ed ogni altro
una Vara che servir deve per Maria SS.ma, sotto detto titolo della Favara,
che si venera in Contessa, sotto li seguenti patti:
1. la detta VARA dovrà essere costruita di legno di castagna di veneziana doppia e
di tiglio giusta l'arte con tutta la perfezione, con adorni al di dentro ed al
di fuori di uno stesso stile, colla indoratina ad oro di mistura con i colori
della pietra fine fumiciata a specchio con tutta la massima solidità.
La intera altezza di
detta VARA fino allo estremo del nuvolo sarà alta palmi diciassette, la larghezza dagli sporti maggiori sarà
palmi otto ed onze tre di palmo.
2. L'ossatura dello zoccolo sarà di legname
quadralina di castagna lavorata, nelle sue parti rispettive la tavolatura in
giro di esso sarà di tavola veneziana doppia con suoi fasciati simili, la
corniciame sarà però di legno di tiglio, quale corniciame verrà intagliata secondo
l'infrascritto disegno, ma nella cornice di testa della Vara debba aggiungersi il dentello, nei quattro
fondi dello zoccolo suddetto debba eseguire quattro bassi rilievi per come saranno ordinati tanto dagli
anzidetti signori deputati, quanto dal rev.mo canonico Ciaccio col detto nome e
da fratello Riccardo da Palermo cappuccino che saranno l'Annunziata, l'Ascensione, la Visitazione di Santa Elisabetta e lo
sponsalizio o altro a piacere di detto fra Riccardo, come del pari negli
quattro angoli interrotti di detto zoccolo si devono fare i bassi rilievi ad
seconda il disegno.
3. Lo zoccoletto ove poggiar deve la statua di
Maria SS.ma sarà della stessa costruzione di sopra già detta.
4. La tavolatura però dello zoccolo maggiore sarà
di tavolonotto di castagno bene inchiodato sopra detto verranno eseguite le
quattro plinti di figura circolare costrutti i foroni maggiori di legname di
castagno ed il resto di legname di veneziana, sopra di essi si imposteranno
numero otto colonne con suoi basi e capitelli d'origine corinzio, la corniciame
però di detti plinti sarà di legno di tiglio con suo rispettivo intaglio
secondo il disegno, parimente si imposteranno sopra essi plinti quattro
pilastri costrutti di legname di castagno e foderati di legname veneziana con
sua corniciame ove appartiene, tanto i detti quattro pilastri, quanto le otto
colonne verranno tutte scannellate, base, capitelli e fasti di dette colonne
verranno eseguiti di legname di tiglio. Sopra di essi verrà architrave fregio e
cornice di costruzione simile alli plinti.
5. Omissis
6. Il detto di Serio si obbliga eseguire la
detta Vara, tanto per legname, manifattura, indoratura, scultura, intagliatura
ed ogni altro bene e magistralmente per come l'arte ricerca e la perizia ed a
norma del disegno firmato dalli detti di Serio, canonico Ciaccio e fratello
Riccardo che rimane presso lo stesso di Serio per eseguirne l'opera sotto la
direzione e sorveglianza dello stesso fra Riccardo da Palermo cappuccino e per
valere come di modello.
7. omissis
8. omissis
9.Il
detto di Serio si obbliga verso il detto rev.mo canonico Ciaccio col detto nome
dare la suddetta Vara compiuta e perfezionata
in tutto punto il giorno venticinque
agosto di questo corrente anno 1838 restando in libertà dei signori
deputati di trasportarla quanto che loro piacerà senza che detto di Serio possa
avere diritto alcuno di pretendere compenso di spesa per la conservazione della
Vara e per locale.
10.Omissis
11.
Lo intero prezzo e valore della Vara su indicata con tutti gli adorni,
indoratura, pittura, ferro, legname ed ogni altro di sopra detto, comprese le
variazioni a farsi, se occorrono come è stato di sopra convenuto disegno ed
altro, resta d'accordo fra dette parti siffatto per attratti e per maestrie in
tutto e per tutto lo prezzo di onze
centosettanta delle quali detto di Serio confessa di aver ricevuto dal
detto rev.mo canonico Ciaccio col detto nome onze quaranta in buona moneta
d'argento che si ha tirato innanzi a me notaio e le rimanenti centotrenta
compimento di dette onze centosettanta alla consegna della succennata Vara in
detto Comune di Contessa.”
..........Omissis.......
La festa della Madonna nel 1838 fu
celebrata con particolare solennità perché, per la prima volta, la statua fu portata in processione su un nuovo fercolo, la vara, costruita a Palermo e consegnata ai primi di settembre a
Contessa.
Saliscendi
al termine della processione - Caratteristico ogni anno il
rinnovarsi del tradizionale “saliscendi”
(o "corsa") della vara, al termine della processione, nell’ultimo
tratto, tra la fontana “Favara” ed il sagrato
della chiesa della Madonna.
L’attuale vara della Madonna
della Favara fu costruita nel 1838. Prima di tale data veniva usato un supporto del tipo analogo a quelli usati per
la processione di san Giuseppe, di santa Rosalia, di Sant'Antonio e quindi molto
più leggero.
Si tramanda che nel 1938,
quando per la prima volta fu usata la monumentale, artistica e pesantissima
vara, i portatori subito presero coscienza dell'impegno fisico che dovevano
sostenere, tuttavia assicurarono il regolare svolgimento della processione fino
all'ultima sosta, vicino alla fontana Favara. Stanchissimi, allo stremo delle
forze, ma stimolati sia dalla devozione alla Madonna sia dall'orgoglio di avere
anche a Contessa una simile opera artistica, i portatori si avviarono
sull'ultimo e più faticoso tratto della processione prendendo la rincorsa,
senza però raggiungere il sagrato della chiesa: la stanchezza ed il peso della
vara bloccarono i portatori a metà della ripida salita, facendoli
indietreggiare. Questa inaspettata "debolezza" certamente colpì
l'orgoglio dei robusti portatori, che ritentarono più volte la corsa finché,
dopo aver fatto una ulteriore sosta per riprendere fiato, riuscirono a portare
la vara sul sagrato della chiesa. Da allora questa tradizione si ripete ogni
anno, anche se la vara é stata alleggerita per poterla più facilmente
trasportare.
Vara della
Madonna della Favara: fondi, curiosità, restauro.
Il Comitato della
festa del I838 dedicò particolare impegno alla raccolta dei fondi necessari sia per la costruzione della nuova vara sia per le
manifestazioni previste per la festa dell'8 settembre. Furono raccolte offerte
in denaro (321 onze) ed in prodotti agricoli e di allevamento, in tutto il
territorio di Contessa, sia nel centro abitato che presso le case sparse nei
feudi. Il merito di aver contribuito alla costruzione della vara va a tutte le
famiglie residenti a Contessa nel 1838, quindi anche a quelle il cui nome non è
riportato nell' elenco compilato da papas Lojacono. Molte famiglie infatti,
invece di denaro contante, offrirono frumento, orzo, fave, vino, olio, pecore,
pollastri, uva, lana, ecc., dalla cui vendita furono ricavate 156 onze.
Le 321 onze complessivamente raccolte, furono
utilizzate per la vara (costruzione e trasporto) e per la festa, come
documentato dettagliatamente nella nota compilata da papas Spiridione Lojacono
e datata 31 ottobre 1838, conservata
presso l'archivio della Parrocchia greca di Contessa.
Il citato manoscritto
di Spiridione Lojacono riporta anche l'elenco dettagliato delle spese (26 onze
circa), sostenute per la festa dell'8 settembre 1838: banda musicale (2 onze e
15 tarì), mortaretti (circa 6 onze), giochi pirotecnici, cera, compenso al
sagrista, materiale vario per la vara, ecc.
Nell' elenco delle offerte in denaro, che riporta nome, cognome e importo (in
onze, tarì o grana) di quanti offrirono un contributo, sono riportati i
seguenti cognomi: Aleo, Amato, Amodeo, Arisco, Buccola, Bonura, Barone, Bruno,
Borrello, Ballistreri, Brigano, Bruscia, Carta, Collica, Cutifici, Caccioppo,
Cappello, Crispi, Calì, Corvino,
Cannavale, Cuccia, Camanna, Carreca, Ciaccio, Chisesi, Clesi, Chetta, Catalano,
Calivà, Castrogiovanni, Carnesi, Caruso, Conti, Cocco, Di Maggio, Di Martino,
Di Stefano, Di Liberto, D'Ambolo, Di Betta, Dorsa, Di Leonardo, Duca, Dolce,
Fiorito, Fisco, Fasciano, Foto, Ferrara, Franco, Fedele, Facciccio, Furcona,
Fiorenza, Fiorentino, Guarino, Guzzardo, Gargano, Galiotto, Geraci, Glaviano,
Greco, Grisaffi, Giaccone, Girgenti, Giametta, Golemi, Gassisi, Grana,
Granfagnino, Graffato, Garaci, Ingoglia, Ingrando, Lala, Liuzza, Locascio, La
Mendola, Lojacono, Li Calzi, Latino, Lopes, Laverda, Lo Pipero, Lore', Lo
Verde, Molone, La Sala, La Manna, Musacchia, Mustacchia, Migliore, Montaleone,
Macaluso, Milillo, Monteleone, Modica, Maglio, Manale, Monreale, Montalbano,
Marsala, Mannino, Mule', Maniscalco, Marciante, Maisano, Mannola, Mangiaracina,
Oddo, Pizzolato, Palmeri, Parrino, Pircopo, Pizzo, Plescia, Paluzino, Pilo,
Provenzano, Pristia, Pumilia, Romano, Raineri, Rizzuto, Ristivo, Rabbito,
Ragusa, Russo, Sparacino, Scariano, Scaduto, Schirò, Sciambra, Salvato, Sacco,
Scavotto, Scaviano, Spada, Stillo, Scordino, Traina, Tardo, Tortorici, Taffaro,
Terranova, Tamborello, Taccone, Vitrano, Viviano, Viola, Virdilizzi, Vitale,
Vallone, Vaccaro, Zamandà, Zalapì.
Spese per costruzione e trasporto della vara. - Il
costo di costruzione della vara, comprese le spese per il materiale occorrente,
fu di 170 onze, più le spese per il trasporto della stessa da Palermo a
Contessa e riguardanti principalmente: viaggi, vitto e soggiorno del
costruttore mastro Serio, dei suoi aiutanti, ecc.
La vara fu
trasportata dai facchini da Palermo a
Contessa, passando per Piana dei Greci e per la contrada "Rigalbate",
attraverso quindi le trazzere che collegavano Contessa al capoluogo.
E' stato necessario
far intervenire dei braccianti e degli operai con zappa e altri attrezzi per
sistemare i punti di difficile transito.
Curiosità e notizie varie. - Negli elenchi riportati
nel resoconto alcune persone sono citate anche col soprannome (Pizzicona,
Linazza, Papaciata, Nascia, Ura, Catinella, Baccarona, Pagnocco, Carvalla,
Consalemmi, Mammola, Pagliaccio, Fiscaletto, Brugolone).
Il primo titolo di
spesa annotato porta la data del 10 settembre 1837: si cominciò a pensare alla costruzione di una vara nuova un anno
prima, cioè subito dopo la festa del 1837.
Tra le spese è
riportato l'importo per la "vastasata" (trasporto) affidato ai facchini
( "vastasi", come si diceva allora). La data di costruzione della
vara (1838) é impressa all'interno del basamento della medesima.
I
"fornitori" citati più frequentemente per i vari servizi resi
(trasporto, vitto, materiale vario, ecc.) sono Cuccia Giovanni, Di Betta
Pietro, Mustacchia Giuseppe, Pircopo Giuseppe, Tardo Giuseppe, Musacchia Anna,
Caruso Antonio.
Restauro
della vara, capolavoro d'artigianato di interesse artistico e storico
La "VARA"
della Madonna della Favara, la nicchia- baldacchino in legno scolpito e dipinto,
su cui viene portato in processione il simulacro di Maria SS. della Favara,
l'otto settembre di ogni anno in occasione della festa principale del paese, è
uno dei capolavori di artigianato più antichi di Contessa Entellina. Essa
riveste notevole "interesse artistico e storico", (riconosciuto dalla
Soprintendenza alle Gallerie e alle Opere d'Arte della Sicilia con lettera del
24 maggio 1965 inviata al Parroco Papas Giovanni di Maggio) e pertanto merita di essere tutelato,
conservato e valorizzato.
E' stato finalizzato
a questi obiettivi l'intervento di restauro della vara, terminato nel 1984,
resosi necessario per i danni provocati
dall''usura del tempo, dai tarli, dall'umidità e dagli scossoni subiti al termine della processione (durante la
caratteristica famosa "corsa").
Secondo l'arch.
Marisa Cusenza, che ha definito il progetto e seguito scrupolosamente l'intervento
di restauro, "Le opere di consolidamento e di restauro effettuate sulla
VARA l'hanno ricondotta al primitivo decoro, restituendo ai Contessioti
un'opera d'arte che riveste un particolare valore affettivo e salvando al tempo
stesso un bene storico-artistico in cui, accanto alla ricercatezza e alla cura
della forma, si ritrova una fattura anch'essa molto accurata. Si sono rese
necessarie, in primo luogo, opere di consolidamento, sono stati rifatti alcuni tratti di intagli e
di cornici mancanti e sono state restaurate le sculture, sono state rifatte le
decorazioni pittoriche, che si presentavano manomesse nello zoccolo e nei
plinti, forse a causa di un restauro mal eseguito nei primi decenni del nostro secolo,
è stata rifatta la doratura nelle parti in cui mancava, principalmente nel
coronamento e nei capitelli delle colonne e dei pilastri. L'oculato intervento
di restauro eseguito ha restituito agli abitanti di Contessa Entellina, ma non
solo ad essi, questo capolavoro dell'artigianato siciliano del secolo XIX, che
è anche testimonianza della civiltà dell'epoca, e come tale facente parte del
vasto patrimonio storico-culturale siciliano".
L'importanza
dell'intervento di restauro è stata messa in evidenza nel corso di una giornata
culturale, organizzata dall'Associazione Culturale "Nicolò Chetta" in
collaborazione con la Parrocchia greca, di cui viene dato di seguito uno breve
resoconto, rinviando ad un prossimo testo (vara IV) la descrizione dei momenti
(processione straordinaria, relazioni e mostra) e degli aspetti più
significativi di quella manifestazione.
"Oggi, primo
maggio 1984, festività civile dedicata ai lavoratori e festività religiosa
dedicata a S. Giuseppe artigiano, è una
ricorrenza particolarmente significativa per presentare la VARA restaurata:
un'opera che testimonia la capacità creativa dell'uomo ed onora il lavoro
dell'uomo un'opera destinata all'avvenimento religioso più caro ai Contessioti:
la processione della Madonna della Favara.
L'Associazione culturale
"Nicolò Chetta", considerando il restauro della VARA come
l'avvenimento storico-culturale locale più importante del 1984, in
collaborazione con le parrocchie, ha voluto organizzare l'odierna giornata culturale
e la presente manifestazione in quest'aula
consiliare per rendere noto:
- l'importanza ed il valore storico-artistico della VARA, opera soggetta
alla tutela della Soprintendenza
alle Gallerie e alle Opere d'Arte della Sicilia;
- il valore morale e religioso che la VARA riveste nell'animo dei
Contessioti;
- la sensibilità e l'attenzione dimostrata dai due enti che hanno
erogato i fondi necessari per il restauro
della VARA (Comunità Montana di Corleone e Camera di Commercio di Palermo);
- l'operosità, lo zelo e la tenacia di papas Cola Bufalo che ha
curato tutti gli adempimenti necessari per
realizzare il restauro (autorizzazioni, relazioni tecniche, fondi, ecc.), non
scoraggiandosi di fronte alle ricorrenti
difficoltà;
- la competente relazione tecnica dell'arch. Marisa Cusenza di
Sambuca di Sicilia e l'intervento di restauro
effettuato con perizia e ammirevole capacità professionale dai fratelli
Russotto, artigiani di
Bisacquino."
(continua)
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