Arrestato un consigliere regionale (Calabria):
prometteva assunzioni in cambio del voto
Un rodato e cinico meccanismo di raccolta del consenso elettorale: è
quello messo in atto, secondo quanto riferito dalla guardia di finanza
di Reggio Calabria, dal consigliere regionale della Calabria Antonio
Rappoccio, del gruppo Insieme per la Calabria-Scopelliti presidente in
quota P.r.i. arrestato stamani per associazione per delinquere, corruzione
elettorale aggravata, truffa e peculato perché, tra l'altro, avrebbe
costituito società fantasma allo scopo di ottenere voti.
Il gruppo di
cui fa parte Rappoccio è composto da P.r.i. e Udeur e non è inserito nella
lista Scopelliti presidente. Il meccanismo che sarebbe stato ideato da
Rappoccio, secondo l'accusa, ha operato attraverso l'attività di società
strumentali che con il fine apparente di selezionare aspiranti
lavoratori, ne captava e canalizzava il voto speculando sui bisogni e le
aspettative di tanti giovani. La Procura generale, accogliendo una
serie di richieste avanzate da Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti
nella lista insieme per la Calabria e presentatore anche dell'esposto
che ha dato il via all'inchiesta della Procura della Repubblica, ha
avocato nel giugno scorso l'inchiesta della Procura a carico di altre 17
persone che aveva già portato al rinvio a giudizio, per corruzione
elettorale semplice, di Rappoccio. L'avvocato generale dello Stato
Francesco Scuderi, che ha avocato le indagini, contestualmente
all'emissione dell'avviso di garanzia, aveva disposto una serie di
perquisizioni effettuate ai primi di luglio dalla guardia di finanza a
carico di Rappoccio e di altre cinque persone, Elisa Campolo, Luigi
Mariani, Domenico Lamedica, Maria Antonia Catanzariti e Loredana Tolla.
L'accusa di associazione per delinquere nei confronti di Rappoccio
nasce perché, secondo quanto contestato dalla Procura generale, il
consigliere avrebbe promosso e ideato un articolato meccanismo
fraudolento ponendo in essere una serie di condotte che gli
consentissero, in occasione delle elezioni regionali del 2010, di essere
eletto e di tentare di fare eleggere al Consiglio comunale di Reggio,
nel maggio 2011, Elisa Campolo, che pur non venendo eletta ha ottenuto,
secondo l'accusa, un gran numero di voti. Tale sistema, secondo
l'accusa, avrebbe consentito a Rappoccio di disporre di un congruo
"serbatoio" di voti in vista delle prossime elezioni politiche. Il
politico, inoltre, in concorso con altri, e "attraverso la costituzione
dell'ennesima società fantasma", la Sud Energia, e l'invio di lettere a
firma del presidente del consiglio di amministrazione, ha indotto in
errore un gran numero di elettori cui veniva promesso, in occasione
delle elezioni comunali del maggio 2011, un posto di lavoro in cambio
del voto a Elisa Campolo. Il consigliere regionale è accusato anche di
truffa perché, per la Procura generale, insieme agli altri indagati,
avrebbe indotto circa 850 persone a iscriversi alla cooperativa Alicante
pagando 15 euro ed a partecipare, con il pagamento di altri 20 euro, ad
un concorso "superando il quale, a dire del Rappoccio e dei suoi
correi, avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro". Il peculato,
invece, è stato contestato perché, per convocare tutti coloro che lo
avrebbero votato, hanno effettuato numerose telefonate dagli apparecchi
installati nella sede del gruppo di Pri nel palazzo comunale di Reggio
Calabria.
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