Sono anni, quelli che stiamo vivendo, in cui la Storia, la
Civiltà, rischia di fare passi indietro rispetto a certi principi che credevamo
“punti fermi”, conquiste irrinunciabili.
In Occidente il soffocamento delle classi medie
In Italia, in Europa, nel mondo Occidentale, il ceto medio,
le classi popolari che avevano raggiunto traguardi di sicurezza economica e di
benessere (previdenza, sanità pubblica, partecipazione democratica) vedono
perdere “potere di acquisto” in materia
economica, revocati diritti acquisiti (tutela previdenziale agganciata al costo
della vita, materia sanitaria, scelta della rappresentanza politica*).
Viene detto: colpa della crisi.
Non è vero !
Oggi il peso fiscale per il fabbisogno dello stato è tutto a carico delle fascie più
deboli della società. I super-ricchi, i miliardari, non pagano tributi in
misura appropriata; cosicchè questi diventano sempre più ricchi e le classi
popolari e medie diventano sempre più povere.
Negli anni settanta era operante, in Italia, una direzione
di centro-sinistra diversamente dall’odierna situazione in cui domina il
pensiero unico del ‘liberismo’; allora la scala della tassazione dell’Irpef
era –come prescritto dalla Costituzione- progressiva. Si arrivava per i
miliardari a dover pagare con una aliquota superiore al 70% del reddito annuo.
Oggi (2012) l’aliquota irpef massima, per i miliardari (Berlusconi,
Montezemolo etc.), è analoga a quella di un funzionario pubblico (attorno al
43%).
Tutto ciò significa che l’imposizione fiscale da progressiva
che era e come ancora prescrive la Costituzione (chi
più ha, più paga) va diventando proporzionale. Significa che Montezemolo, Berlusconi, Benetton, De Benedetto, pagano
proporzionalmente, come un operaio dell’edilizia, con lievissimi aggravi
poco crescenti.
(*) la rappresntanza politica in Italia è resa impossibile dalla legge elettorale porcellum; in Grecia non è stato concesso dall'U.E. il referendum al popolo, che lo stesso primo ministro, Papandreu, esigevain materia di adesione o meno al sistema di integrazione continentale.
E ne vedremo ... ancora.
In Tunisia le donne perdono l’eguaglianza giuridica con
gli uomini
Il passo indietro, con la diseguaglianza, in questo terzo
millennio che viene “ammessa”, “giustificata”, la si sta vivendo pure nei paesi
mediterranei del Nord Africa, sotto un profilo diverso dall’esempio che abbiamo
scelto per il nostro paese.
Con la vittoria del partito islamista Annahda, il 14 gennaio
2012, seguita alla caduta in Tunisia di Ben Ali, si sta procedendo in quel paese alla stesura della
bozza costituzionale.
L'articolo 28 del nuovo testo rompe il principio di
uguaglianza tra uomo e donna e stabilisce invece che lo Stato assicura la protezione
dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità all'uomo in
seno alla famiglia, e in qualità di associata all'uomo nello sviluppo della
Patria.
Tutto ciò significa che la rivoluzione araba dello scorso anno che doveva cambiare la Tunisia "in
meglio" nel nome della libertà e della giustizia, sta invece riscrivendo
la storia futura del paese all’insegna della subordinazione della metà dell’umanità
all’altra metà.
La Tunisia che in tutto il mondo arabo si presentava fino a
breve tempo indietro con orgoglio, costituendo un faro in materia
di diritti delle donne, si avvia adesso verso un nuovo medio-evo.
Cosa sta succedendo in questo terzo millennio ?
Risposta: la diseguaglianza fra gli essere umani la si vuole far apparire come condizione ordinaria.
Ma così non è !
Nessun commento:
Posta un commento