Fra 70 giorni i siciliani andranno a votare per eleggere 90
rappresentanti che siederanno a Palazzo dei Normanni. In tutto il mondo l’avvenimento
elettorale assume carattere di solennità, di riflessione e considerazione su
come procede la vita pubblica e di come sarebbe opportuno che andasse.
Da noi, in Sicilia, nulla di tutto questo accade.
Esiste una fetta di elettorato abbastanza consistente che
vota come vota perché così ha sempre votato. Si tratta delle menti chiuse,
chiuse perché mai hanno imparato a riflettere, a guardare attorno ad essi e a constatare
che seppure il mondo non è perfetto, potrebbe comunque migliorare.
Esiste una fetta di elettorato, abbastanza consistente pure
esso, che vota sempre e comunque in antagonismo ad alcuni presupposti che gli sono stati inculcatisin dalla nascita. Anche con questa gente non c’è nulla
da fare. E’ gente che non ama la bellezza, non guarda mai l’orizzonte e quindi
la bussola della vita per essa resta l’ostracismo appreso dalla
tradizione familiare verso il nuovo.
Esiste una fetta, abbastanza consistente, che aspetta che si
presenti presso di essa chi ha da presentarsi (magari mediante una visita telefonica) per apprendere
come, verso chi, deve indirizzare il voto.
Esiste ancora una fetta, abbastanza grande, di elettorato
che attende l’approssimarsi della campagna elettorale per mettere all’asta, per
vendere, il proprio voto. Ovviamente il corrispettivo proviene dalla
corruzione, dalle tangenti, dal malaffare dei politicanti (che in Sicilia sono
la stragrande maggioranza). In questa fascia inseriamo -per comodità schematica-
tutto il popolo che è inserito nelle clientele, fra i privilegiati, ed cortigiani del potere
costituito.
Esiste, ma fa concorrenza alle mosche bianche, una sottile
fetta di elettorato che con sofferenza ad ogni tornata elettorale valuta le
squadre di “mascalzoni” e di “ladri” scesi in campo a contendersi i seggi di
Palazzo dei Normanni e decide quindi: di non recarsi alle urne, di andare a
votare a favore dei meno peggio, di votare scheda bianca.
Esiste anche la fascia di elettori che decide di votare in
relazione alla teatralità dei protagonisti. Qui hanno buona chance l’accavallarsi degli epiteti che
i politicanti si lanciano ed incassano l’un l’altro. Hanno insomma buon gioco
chi dà del “drogato” ad un candidato, chi accusa le “checche” del proprio
schieramento che non apprezzano l’omosessualità ostentata come valore politico,
chi dà del rincoglionito e così via.
In Sicilia durante la campagna elettorale nessuno degli
elettori vuole conoscere lo stato di degrado in cui versa la regione, nessuno vuole
conoscere se esistono e quali sono le possibili ricette per uscire dal fango.
Da noi, in Sicilia, a nessuno interessano le persone serie che espongono lo
stato delinquenziale in cui versano le strutture pubbliche; Che le risorse pubbliche siano o meno
in mano ad incapaci, a mafiosi o ad
affaristi che operano in proprio non impressionano nessuno e non costituiscono motivo di allarme.
In Sicilia votiamo per chi più massicciamente ci sa
imbrogliare.
Noi vogliamo essere imbrogliati, a noi piace essere
imbrogliati. Non conta se l’imbroglio passa dal finto umanesimo di facciata del
“vasa vasa” o dalla corruzione più che visibile nelle opere pubbliche. Da noi le opere pubbliche costano 3 o 4 volte in più che in Germania o in Francia ma questa circostanza innorgoglisce "i siciliani ci sanno fare".
Così è stato e così –amaramente diciamo- continuerà ad
essere ancora per anni …
Qui tutto è imbrattato, tutto è sporco.
Qui chi osa dire che il cielo sta sopra e la terra sotto i piedi viene ritenuto a-normale.
Qui è normale chi all'interno del sistema clientelar-mafioso sa farsi i conti e mostra di essere bravo a far credere che il sole spunta da ovest piuttosto che da est.
Nessuno può vincere i siciliani !
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