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giovedì 30 agosto 2012

Italia. Crisi, politicanti e istituzioni in confusione

Non bastava la crisi economica, che ci sta stremando da 6° paese industriale del mondo che eravamo.
Non bastava la crisi della classe politica, rivelatasi fra le più ignoranti e le più ladrone del pianeta.
Ci mancava, ci mancava proprio una "crisi" istituzionale ai livelli più alti.
Tutti i giornali, col berlusconiano 'Panorama' in testa, oggi parlano di "ricatto al Capo dello Stato".
 
Di che si tratta ?
Giorgio Napolitano nei primi cinque anni di permanenza al Quirinale ha tentato, come tutti i suoi ex-compagni di partito (il già pci), di apparire come un  moderato, un conservatore, un anticomunista e spesso un anti-sinistra. Ed in questo contesto da psico-dramma un Berlusconi incapace di reggere il governo non è mai stato richiamato al suo ruolo dal Capo dello Stato.
E così il paese -con tutti i suoi vertici incapaci di svolgere con dignità il loro ruolo- andava allo sfascio .... e Napolitano, vittima della malattia che lo costringeva ad apparire "moderato" e a negare di essere stato comunista lasciava che il paese andasse alla rovina, nella logica di sfoderare in ogni occasione "buonismo".
Un giorno ricevette (Novembre 2011) le telefonate di Sarkozy e di Merkel che gli dissero esplicitamente: "o ci togli dai piedi il pagliaccio che viene a rappresentare l'Italia nei consessi europei, o saremo costretti a lasciarlo fuori dalla porta". Napolitano capì che essere "moderato" non significava dormire nelle stanze che erano state dei Savoia e prima ancora dei pontefici romani disinteressandosi delle sorti del paese.
Nel breve volgere di poche settimane il pagliaccio che faceva ridere/piangere le diplomazie mondiali fu sostituito da Mario Monti.
Fu la prima e forse l'unica iniziativa di cui il paese può essere grato a Giorgio Napolitano.
Dopo quell'episodio la vita quirinalesca del Capo dello Stato è stata diluita nell'inerzia e nelle sciocchezze di chi ha da vivere da "moderato" e dall'adoperarsi nel disconoscere ciò che era stato nella vita precedente.

Fra le sciocchezze ed imprudenze messe in campo da Napolitano va annoverata  quella di avere  dato retta ad uomini "grigi" e rincoglioniti della prima repubblica, come a quel Nicola Mancino, ex ministro dell'interno, ex presidente del senato, ex presidente del consiglio superiore della magistratura, ex uomo al seguito di Cirino Pomicino (e con questo abbiamo detto tutto).
Costui è stato convocato come testimone dai giudici palermitani in merito alla "Trattativa Stato-Mafia". Nel corso dell'interrogatorio mostrò paura, terrore, disorientamento fino al punto che i magistrati temettero che egli sapesse ma non volesse parlare. Lo misero immediatamente sotto incercettazione e scoprirono che egli si mise a cercare -come un siciliano che cerca protezione dai politicanti- aiuti e raccomandazioni che arrivavano a coinvolgere i collaboratori di Giorgio Napolitano e addirittura direttamente il Capo dello Stato.
Dove sta l'errore di Napolitano ?
Un capo dello stato non si può mettere a fare favori come un Don Raffaele Lombardo o un Totò Cuffaro. Il Capo dello Stato deve tenere alto il decoro e la dignità repubblicana.
Invece di mandare a "vaffan..." Nicola Mancino, Giorgio Napolitano, puntò a mostrare di essere un "moderato", un uomo di mondo, .... nulla a che fare con i Togliatti, i Secchia ed i Pajetta e .... si mise pure in confidenza telefonica con un "minchione" come Nicola Mancino.
Da qui tutte le storie ... che conosciamo col "conflitto di attribuzione" sollevato nei confronti della Procura di Palermo.
E non solo ... adesso pare che le sciocchezze dette fra Napolitano e Mancino nel corso dei coilloqui telefonici siano di dominio pubblico ed investono giudizi, non brillanti, su Antonio Di Pietro, Silvio Berlusconi e la magistratura palermitana.
Tutte espressioni che non possono stare in bocca ad un Presidente della Repubblica, ad una persona che incarna la dignità dello Stato Costituzionale, che ovviamente non ha nulla a che vedere con lo stato di Brezhnev.
Siamo apposto !

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