Non bastava la crisi della classe politica, rivelatasi fra le più ignoranti e le più ladrone del pianeta.
Ci mancava, ci mancava proprio una "crisi" istituzionale ai livelli più alti.
Tutti i giornali, col berlusconiano 'Panorama' in testa, oggi parlano di "ricatto al Capo dello Stato".
Di che si tratta ?
Giorgio Napolitano nei primi cinque anni di permanenza al Quirinale ha tentato, come tutti i suoi ex-compagni di partito (il già pci), di apparire come un moderato, un conservatore, un anticomunista e spesso un anti-sinistra. Ed in questo contesto da psico-dramma un Berlusconi incapace di reggere il governo non è mai stato richiamato al suo ruolo dal Capo dello Stato.
E così il paese -con tutti i suoi vertici incapaci di svolgere con dignità il loro ruolo- andava allo sfascio .... e Napolitano, vittima della malattia che lo costringeva ad apparire "moderato" e a negare di essere stato comunista lasciava che il paese andasse alla rovina, nella logica di sfoderare in ogni occasione "buonismo".
Un giorno ricevette (Novembre 2011) le telefonate di Sarkozy e di Merkel che gli dissero esplicitamente: "o ci togli dai piedi il pagliaccio che viene a rappresentare l'Italia nei consessi europei, o saremo costretti a lasciarlo fuori dalla porta". Napolitano capì che essere "moderato" non significava dormire nelle stanze che erano state dei Savoia e prima ancora dei pontefici romani disinteressandosi delle sorti del paese.
Nel breve volgere di poche settimane il pagliaccio che faceva ridere/piangere le diplomazie mondiali fu sostituito da Mario Monti.
Fu la prima e forse l'unica iniziativa di cui il paese può essere grato a Giorgio Napolitano.
Dopo quell'episodio la vita quirinalesca del Capo dello Stato è stata diluita nell'inerzia e nelle sciocchezze di chi ha da vivere da "moderato" e dall'adoperarsi nel disconoscere ciò che era stato nella vita precedente.

Costui è stato convocato come testimone dai giudici palermitani in merito alla "Trattativa Stato-Mafia". Nel corso dell'interrogatorio mostrò paura, terrore, disorientamento fino al punto che i magistrati temettero che egli sapesse ma non volesse parlare. Lo misero immediatamente sotto incercettazione e scoprirono che egli si mise a cercare -come un siciliano che cerca protezione dai politicanti- aiuti e raccomandazioni che arrivavano a coinvolgere i collaboratori di Giorgio Napolitano e addirittura direttamente il Capo dello Stato.
Dove sta l'errore di Napolitano ?
Un capo dello stato non si può mettere a fare favori come un Don Raffaele Lombardo o un Totò Cuffaro. Il Capo dello Stato deve tenere alto il decoro e la dignità repubblicana.
Invece di mandare a "vaffan..." Nicola Mancino, Giorgio Napolitano, puntò a mostrare di essere un "moderato", un uomo di mondo, .... nulla a che fare con i Togliatti, i Secchia ed i Pajetta e .... si mise pure in confidenza telefonica con un "minchione" come Nicola Mancino.
Da qui tutte le storie ... che conosciamo col "conflitto di attribuzione" sollevato nei confronti della Procura di Palermo.
E non solo ... adesso pare che le sciocchezze dette fra Napolitano e Mancino nel corso dei coilloqui telefonici siano di dominio pubblico ed investono giudizi, non brillanti, su Antonio Di Pietro, Silvio Berlusconi e la magistratura palermitana.
Tutte espressioni che non possono stare in bocca ad un Presidente della Repubblica, ad una persona che incarna la dignità dello Stato Costituzionale, che ovviamente non ha nulla a che vedere con lo stato di Brezhnev.
Siamo apposto !
Nessun commento:
Posta un commento