Fra non molte settimane i siciliani saranno chiamati a rinnovare l'Assemblea Regionale e a proporre, mediante l'indicazione del voto, un governo alla guida dell'isola.
I preludi di questi giorni di campagna elettorale ci dicono che esiste il rischio che ai politicanti da quattro soldi (piccoli e meschini, li chiama l'assessore Vecchio) possona subentrare politicanti da mezzo soldo, ancora più ignoranti ed ancora più famelici.
Il problema siciliano consiste nella pesantezza del clientelismo, che si traduce nello sperpero di denaro pubblico sottratto agli impieghi produttivi.
La tabella che segue è utile alla riflessione. Regione per regione viene indicato il costo complessivo dell'apparato burocratico e quanto, questo apparato costa singolarmente -per ciascuna regione- ai singoli cittadini.
Balza evidente che ad un milanese l'organizzazione burocratica del Pirellone (sede degli uffici regionali) costa €. 21 annui.
Ad un laziale la burocrazia regionale costa €. 53 annui. Ad un siciliano mantenere l'esercito dei 16 mila impiegati regionali e dei 2 mila dirigenti costa €. 349.
Se i soldi vengono spesi in stipendi è inutile sperare che arrivi lo sviluppo o che possano sorgere posti di lavoro.
Stipendi e posti di lavoro, quelli che producono ricchezza sono infatti incompatibili.
Questo tipo di preferenza, di scelta, si esprime attraverso il voto. Il voto per la civiltà ed il progresso e la conseguente condanna del clientelismo.
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