Oggi sui consumi grava l'Iva, nei secoli feudali l'imposta sul macinato
I mulini storici di Contessa sono sempre stati quelli di contrada
Bagnitelle. Di uno di essi si ha traccia documentale sin dal milletrecento. Il mulino di Alvano, pure esso secolare, assume ruolo rilevante e addirittura sostitutivo, anche per Contessa, solamente nel dopo unità d'Italia.
Nel contesto storico del feudalesimo i mulini erano
esclusiva proprietà o comunque prerogativa di possesso dei baroni e costoro, in
ogni caso, per poterli costruire e mettere in esercizio dovevano procurarsi la
licenza, l’autorizzazione reggia.
Attorno al funzionamento dei mulini gravitava buona parte
dell’imposizione fiscale del regime feudale. I baroni con quell’impianto –che andava
a migliorare le abitudini alimentari della gente- percepivano i proventi per la prestazione della macinazione (in caso
di gestione diretta) ovvero il canone di concessione dal mugnaio che ne assumeva
i rischi dell’esercizio. Nello stesso tempo, inoltre, i baroni, grazie ai
mulini, imponevano le imposte sul consumo della farina, alimento base della
realtà feudale, che veniva macinata.
Esisteva in pratica un ruolo finanziario del mulino che
aveva due risvolti:
-uno privatistico a beneficio dei baroni-proprietari che per
avere realizzato e fatto funzionare il
mulino ne traevano i relativi introiti da coloro che richiedevano il servizio;
-uno pubblicistico a beneficio del feudo (che in verità si
riassumeva nella persona del barone) per finanziare la manutenzione della viabilità,
garantire la sicurezza pubblica, assicurare l’amministrazione feudale.
Premesso che il barone, per far operare il mulino e
conservare la licenza o l’autorizzazione
regia era tenuto a pagare periodicamente alle casse del Regno una imposta, va precisato che nella seconda metà del
Cinquecento i proventi fiscali della macinazione non andarono più al barone ma
alle casse del Regno e sulla loro riscossione furono impegnati a vigilare e ad
operare i “giurati” delle Università.
Vedremo, in seguito, quale fosse il ruolo dei "mulinara".
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