Leopoldo Franchetti èl'autore del testo che ci proponiamo di far conoscere attraverso lo strumento del Blog. Si tratta della relazione presenta sulle condizioni politiche e amministrative della Sicilia, nelle parti in cui descrive la mafia, la sua organizzazione e la sua cultura pervasiva nella società che la circonda e la nutre.
Nascita: 31 maggio 1847, Livorno
Morte: 4 novembre 1917.
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CONDIZIONI GENERALI
I. Palermo e i suoi dintorni
La storiografia solo negli ultimi anni ha restituito a Leopoldo Franchetti, la statura di grande testimone e riformatore del suo tempo. |
4. Pazienza dell'universale
Tutte queste prepotenze sanguinarie si raccontano dai più senz'ira. Spesso nei discorsi di coloro stessi che ne riportano il maggior danno, si sente trasparire una certa simpatia per quei facinarosi ai quali pur debbono l'aver le loro rendite dimezzate, e spesso il non poter tentare, pena la vita, alcuna nuova impresa per quanto ne sperino aumento di ricchezza e d'influenza. Appena, se di quando in quando s'incontra uno, impaziente del giogo, e che s'adira di sentirsi impotente a romperlo ed anche solamente a scuoterlo.
5. Caratteri della classe dominante
E quella medesima classe abbiente che mostra una pazienza così mansueta di fronte ad un'accozzaglia di malfattori volgari, che riconosce in loro una forza da rispettarsi, e un interesse da tenersi in conto nelle relazioni sociali, si compone in parte della gente in Europa più gelosa dei privilegi e della potenza che dà, in Sicilia, ancora più che altrove, il nome e la ricchezza; più appassionatamente ambinziosa di prepotere; più impaziente delle ingiurie; più aspra nelle gare di potere, d'influenza ed anche di guadagno; più implacabile negli odi, più feroce nelle vendette, così di fronte ai suoi pari come di fronte a quei facinorosi, che sembrano padroni assoluti di tutto e di tutti nella provincia. Si racconta per esempio di un ricco signore siciliano il quale, passando in carrozza per una strada dei dintorni di Palermo, si sentì ad un tratto tirare addosso, di dietro ad un muro, un 12 o 14 schioppettate e scampò illeso per miracolo. Gli autori del tentato assassinio non furono mai scoperti; però, pochi mesi dopo, sarebbero stati tutti uccisi (2). Gli stessi mezzi energici ed efficaci sono pronti ai bisogni di ogni interesse e di ogni passione. La storia degli odi ereditari tra famiglie, delle loro rivalità, delle loro gare nel contendersi l'onnipotenza nel loro Comune, fornirebbe argomento ad una biblioteca di tragedie. Poco tempo addietro, in un paese vicino a Palermo scoppiò una specie di guerra civile fra i partiti delle due famiglie che bsi contendevano il primato: l'uccisione di un membro di un partito era prontamente vendicata con un omicidio a danno del partito contrario. In un anno vi seguirono fino a 35 omicidi.
(2) Non abbiamo prove di questo fatto, il quale è uno di quelli che vengono da molti narrati in Sicilia come tipici. Però, vero o falso, la compiacenza con cui è raccontato dai Siciliani è caratteristico quanto potrebbe esserlo il fatto stesso.
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