La vecchia società
delle discriminazioni
Fu su questo quadro di anacronismo sociale che un politico socialista, quale fu Francesco Di Martino, si impegnò, sapendo e riuscendo a piegare strumentazione urbanistica, legislazioni complesse e resistenze politiche retrograde, perchè nel dopo terremoto l'intera popolazione locale potesse disporre di vere abitazioni che non mostrassero all'osservatore alcuna discriminazione di ordine sociale. Al punto che quando i risultati dell'azione politica furono praticabili anche gli iniziali avversari del Di Martino sfruttarono la pianificazione e la potenzialità di sfruttamento della disciplina urbanistica messa in campo per il processo della ricostruzione edilizia; ormai essa era stata fatta propria da tutti i residenti, compresi gli iniziali resistenti.
Ci proponiamo in più pagine di fotografare la realtà socio-umana locale (che all'80% coincideva col resto dei paesi della Valle del Belice) del periodo pre-sisma 1968.
Era tempo quello in cui la stratificazione mostrava abitazioni occupate da famiglie più o meno definibili vagamente "borgesi" (=pochissimi professionisti), discreto numero di artigiani (lo strato intermedio: di ferraio, falegname, mugnaio, commerciante, muratore..) e prevalenza assoluta di contadini e di braccianti (la stragrande maggioranza della popolazione che ancora in quegli anni sessanta erano legati alla povera produzione agricola).
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Ci proponiamo, per alcune pagine del Blog, di riportare elenchi e documentazioni descrittive delle abitazioni e degli arredi di famiglie residenti nell'entroterra siciliano nel seicento/settecento/ottocento/novecento. Si tratta di documentazione ufficiale raccolta negli archivi pubblici da storici, antropologi e amanti della Storia di Sicilia.
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