I pesci di domani saranno senza spine come l'uva oggi è senza semi.
E non verranno dal mare
Il governo ha deciso che non si potranno produrre o vendere pesci e carni create in laboratorio da cellule staminali di muscoli animali. E lo ha fatto per tutelare la sovranità del gusto e della cultura italiana. Ci sono rimasto male perchè non mi piace continuare a mangiare animali che vengono pescati o uccisi perchè il pesce coltivato sarebbe una benedizione per il mare.
Cominciamo dal nome. Se una fragola o una bistecca invece di chiamarla "sintetica", la chiamassimo "coltivata" sarebbe più facile accettarla. E così va chiamata, non sintetica. E poi, i cibi che mangiamo oggi sono forse "naturali"? No, ovvio. Non ce li ha portati la cicogna o la spontanea evoluzione, ma modifiche dell'uomo: innesti, selezioni, ibridazioni. La fragola o la pannocchia non vengono dal campo di nonna, ma da manipolazioni e sono il terminale di una filiera, quasi sempre estera.
I semi del mais, del girasole e di molte soie vengono dalla Monsanto, dalla Corteva, dalla Syngenta, dalla DuPont o dalla Bayer, multinazionali che hanno investito in ricerca e che vendono ai contadini semi ibridi. Semi buonissimi, facili da crescere e resistenti ai parassiti, ma con una differenza rispetto ai semi del passato: sono sterili e il contadino non li può riutilizzare. E così ogni anno è costretto a ricomprarli pagando in dollari aziende oltre confine, in barba alla sovranità nazionale. Le multinazionali sono già in casa perché nessuna aziensa italiana è riuscita a sostituirsi alle straniere. Peraltro, già oggi più della metà del grano e del mais noi oggi lo importiamo, quindi dove sta la sovranità alimentare? Anzi, c'è un gruppo alimentare che si fa pubblicità dicendo che raccoglie in tutto il mondo e distribuisce in Italia. .... ... ...
(Alberto Luca Recchi, esploratore, giornalista, fotografo, scrittore e subacqueo italiano. Nt. 15 marzo 1955.
Il brano sopra riportato è ripreso dalla rivista "Pianeta 2030" del 28-05-2023.
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