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lunedì 8 maggio 2023

Con Leopoldo Franchetti. La Sicilia di ieri e di oggi (11)

   Leopoldo Franchetti  Sonnino e Franchetti visitarono insieme le nove province siciliane nel 1875 ma poi scrissero separatamente i due volumi dell'inchiesta. Il primo si concentrò sulla politica e sull'amministrazione, il secondo sulla miserabile vita dei contadini.

Nascita: 31 maggio 1847, Livorno

Morte: 4 novembre 1917.

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CONDIZIONI   GENERALI

I. Palermo e i suoi dintorni

Leopoldo Franchetti
Nato da Isacco Franchetti e Elena
Tedeschi, Leopoldo Franchetti fu
esponente di una ricca famiglia di
origini ebraiche. Il padre Isacco Franchetti
nel 1858 fu insignito del titolo di
barone da Vittorio Emanuele II re di
Sardegna, e nel 1891 fu nominato barone
da Umberto I re d’Italia. La famiglia
Franchetti, mercanti internazionali,
si trasferì dalla Tunisia in Toscana alla
fine del XVIII secolo affermandosi, a
 partire dalla prima metà dell’Ottocento,
come una delle più importanti famiglie della
comunità ebraica.
Compì la sua formazione classica a
Parigi e nel 1865 si iscrisse alla
facoltà di giurisprudenza dell’Università
di Pisa. Qui Franchetti conobbe Pasquale
Villari, suo docente, e Sidney Sonnino,
suo compagno di studi.



11. Impotenza dell'Autorità pubblicas a reprimere gli abusi.

  L'autorità pubblica vede i disordini, spesso conosce  i colpevoli, ed è impotente a reprimere gli uni e a punire gli altri. Simile ad un esercito in mezzo a paese nemico, è costretta a diffidar sempre. Se qualcuno del paese le si avvicina  e sembra che voglia aiutarla , spesso ha più che mai ragione di temere di essere tratta . in un modo o in un altro, a tradire l'interesse pubblico. Non mancano i sottili ritrovati  per farle credere  vantaggio generale  quello di un individuo o di una camarilla, e farle in tal modo volgere a vantaggio  di questi la forza  e i mezzi che trae dal suo istituto. Un funzionario che, prendendo la sua missione sul serio, cercando in buona fede, senza guardare ad altro, di far prevalere l'interesse generale, pigli un provvedimento savio, realmente utile, se, volendo o no, ha leso qualche interesse potente, si vede ad un tratto sorger contro una tempesta di pubblica opinione , nata non si sa come, venuta da non si sa dove. Da ogni parte si brandiscono  sul suo capo tutti i ferri vecchi  e rugginosi della fraseologia liberale, i sacri diritti del cittadino, gli immortali principi ecc. ecc.; al suo provvedimento sono date le interpretazioni  le più assurde, attribuiti i motivi  più odiosi; si sente rovesciare addosso una valanga di accuse  le più ridicole , le più inverosimili; sente condannare  e criticare al medesimo  modo delle medesime persone i suoi errori  e i suoi provvedimenti  più giusti e lodevoli.
  Spersa in mezzo ad una congiura universale di silenzio e d'inganni, trovando oppositori ed avversari in coloro stessi nei quali la legge gli impone di trovare alleati e coopersatori, sentendo le armi datele  dalla legge spezzateglisi fra le mani e mancarle da pertutto il terreno sotto i piedi, l'autorità cerca  intorno a sé qualche sostegno, e si aggrappa  al primo che trova; si raccomanda agli arbitrii  che le concede  la legge, chiede a loro soli la sua salvezza . Così le vien fatto di estendere  l'applicazione il più possibile, di voltare in tutti i versi il testo della legge per scoprire qualche modo nuovo di usarla, e quando non la trovi  sufficiente, di applicarsi talvolta  agli arbitri  all'infuori di essa. Ma questo rimedio disperato non riesce ad altro che a crescere ed inasprire  i mali, ed ha per ultimo effetto di attaccare al medico stesso il morbo, che cerca di guarire. Ne fu fatta la triste esperienza  soprattutto dal 1860 al 1874, e più che in ogni altro momento, sotto la prefettura militare.
(Segue)

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