Stralci giornalistici
dell'interrogatorio di un mafioso:
«Ero un agricoltore, lavoravo in campagna. Sono di Castelvetrano, ma una residenza non ce l’ho più da tempo perché il Comune tanti anni fa mi ha cancellato. Io ormai sono un apolide…Non faccio parte di nessuna associazione. Quel che so di Cosa nostra lo so dai giornali». Toni secchi a tratti irriverenti e ironici e la recita del tradizionale copione dei veri capi di Cosa nostra che impone di negare sempre, negare tutto.
È un Matteo Messina Denaro rispettoso della «tradizione» mafiosa quello che viene fuori dal primo inedito interrogatorio depositato dalla procura di Palermo che ha sentito il padrino, il 21 febbraio scorso, nel corso di un interrogatorio di garanzia davanti al gip.
Uno dei tanti procedimenti penali che lo vedono coinvolto, stavolta con l’accusa di estorsione aggravata.
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