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lunedì 15 maggio 2023

Con Leopoldo Franchetti. La Sicilia di ieri e di oggi (16)

   Leopoldo Franchetti:  La diagnosi aveva fondamenta storiche“l’abolizione di diritto del sistema feudale non produsse nessuna rivoluzione sociale, appunto perché i feudi furono lasciati in libera proprietà agli antichi Baroni: onde al legame tra il coltivatore e il suolo che prima era costituito dalla stessa servitù feudale, non si sostituì come altrove l’altro vincolo di proprietà, ma invece quel legame fu semplicemente rotto, e il contadino si trovò libero in diritto, senza doveri ma anche senza diritti, e quindi ridotto di fatto a maggiore schiavitù di prima per effetto della propria miseria”.

 Alla sopravvivenza del sistema feudale erano anche imputati il sistema clientelare e la mentalità individualista, più in generale una violenza padronale raccapricciante che non si fermava neppure davanti allo sfruttamento del lavoro minorile nelle zolfare: per dodici ore al giorno, i carusi, ragazzi di sette o al massimo dieci anni, trasportavano sulla schiena i materiali estratti dal profondo delle cave sino in superficie; i più piccoli portavano sulle spalle, incredibile a dirsi, un peso dai 25 ai 30 chili.

Nascita: 31 maggio 1847, Livorno

Morte: 4 novembre 1917.

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CONDIZIONI   GENERALI


I. Palermo e i suoi dintorni

16.  Manca nell'autorità pubblica unità d'indirizzo. Il personale

Franchetti (e nel contempo Sonnino)
descrivono  nelle "relazioni" le cause
 della decadenza
economica siciliana
:

=la corruzione delle
amministrazioni comunali,
=il cancro dell’usura che rovina la
piccola proprietà contadina, 
=la dissennata politica fiscale che
colpiva solo i poveri senza toccare
i proprietari,
=il problema della leva militare.

e molto altro.







  E' facile intendere  quanta energia, quanta oculatezza, quanta unità nell'azione sarebbe necessaria alle autorità costrette ad usare  siffatti istrumenti, per porle in grado di supplire all'ignoranza degli uni, e di rendere innocua la malvagità degli altri. Ed invece, tutto concorre a rendere incerta ed inefficace l'azione anche di queste. L'indirizzo del funzionario di pubblica sicurezza spesso contraddice  a quello della magistratura. Il personale è talvolta impari all'ufficio. I pretori, fondamento e perno di tutto il meccanismo destinato alla scoperta e alla punizione dei delinquenti, sono in condizione tale da dover essere  strumento dei prepotenti, piuttosto che guardiani o propugnatori della legge. E' recente il caso dell'arresto di un vice-pretore e del suo vice-cancelliere per falso in scrittura pubblica; di un pretore che invece di andare  sul luogo del delitto, a fare le debite verificazioni sul cadavere  di un assassinato, si è fatto portare il corpo fino alla sua residenza, per risparmiardi due o tre ore  di viaggio faticoso e difficile. Un altro ha comprato metà del grano proveniente da un furto commesso nel suo mandamento.
 Se dai pretori si risale su su nella gerarchia giudiziaria i racconti che si sentono  fare sopra  taluni suoi membri, non sono meno sconfortanti. Era nota in Palermo l'intimità di un alto magistrato con tutti i tristi anche legaslmente pregiudicati. Costui, per potersi dare senza pericolo alla sua passione per la caccia nei dintorni della città, comprava la protezione dei facinorosi che lì infestano, protegendoli da canto suo, intercedendo per fare loro ottenere  il porto d'armi o schivare l'ammonizione, cercando, quando fossero in prigione, di ottenere  per loro dalla Procura del re e dalla direzione del carcere tutti i favori possibili. Certamente un caso di questo genere è eccezionale, e sono numerosi i magistrati integerrimi e incorruttibili. Ma è cosa poco rassicurante che un tal fatto abbia potuto prodursi  e soprattutto durare  un certo tempo.  E pur troppo sarebbe inutile negare  che una parte della magistratura  è troppo facilmente  influenzata  da pressioni le quali, per quanto possano non aver nulla  che fare  colla corruzione propriamente detta,  non sono perciò meno nocive alla giustizia.

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