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domenica 3 gennaio 2021

Didattica a distanza. Dall'apprendimento vero ai banchi con le rotelle ... (2)

 I media ci riferiscono della scuola italiana in affanno. Fenomeno non di oggi, che però con la gestione a 5stelle rischia di trasformarsi in collasso. In tutta Europa la scuola è rimasta, durante il lungo periodo della pandemia Covid-19, il presidio da salvare ad ogni costo; da noi invece -a sentire i notiziari- abbiamo e ci siamo adoperati per ottenere una conquista strabiliante: "applicare le rotelle ai banchi" a prescindere se la didattica potesse proseguire o meno. 

E per intanto rischiamo di crescere una generazione di analfabeti. Una base elettorale idonea per gente populista.

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La scuola pubblica è conseguenza della Rivoluzione francese ossia dell'affermarsi del concetto di "cittadino" contrapposto a quello di suddito. Fu allora che avvenne la trasformazione degli individui da soggetti ad obblighi a titolari di diritti, appunto di cittadini.

L'istruzione pubblica, la scuola, è quindi ritenuta l'immediata conseguenza dell'avvenuta transizione dei sudditi in cittadini, in soggetti inseriti ed incaricati della conduzione dello Stato. Come in tutte le rivoluzioni vere, ossia quelle che incidono nei costumi dell'essere umano,  avvenne in quel periodo storico una netta separazione del potere ecclesiastico da quello temporale. Lo Stato liberale, figlio -appunto- della Rivoluzione francese, si incamminò -come abbiamo evidenziatro nella precedente pagina- sempre più su sentieri di laicismo fino al punto che nel diverso clima culturale e spirituale del 1773 fu un pò ovunque soppressa la Compagnia di Gesù, l'ordine dei gesuiti che fino ad allora erano stati i soli studiosi e custodi della "cultura" lungo i secoli della modernità.

Il bisogno di cultura per crescere

Secondo Remo Fornaca, pedagogista e storico dell'educazione italiano scomparso nel 2015 "la scuola pubblica nasce nell'ambito della società, quando nei soggetti sociali si avverte che l'educazione, l'istruzione, la trasmissione e l'apprendimento di abilità, di competenze, di saperi, di valori, di comportamenti richiedono la presenza e la mediazione di esperti" e Kant alla domanda su cosa differenziava il suddito dal cittadino affermò (1784) che si trattava dell'uscita dell'uomo dallo stato della minorità; minorità imputabile alla vicenda umana.

Grande è ancora oggi la responsabilità del corpo insegnante, e dei ministri dell'istruzione, quando non sanno cogliere lo spirito e le conseguenze che su di loro grava rispetto alle generazioni da in-formare. Dipende da questi ruoli infatti se oggi o domani avremo nella società e addirittura dentro le istituzioni soggetti consapevoli di essere cittadini capaci  per  ogni scelta -civica- da compiere consapevolmente o di "poveri diavoli", bisognosi in ogni circostanza di un padrino che decida per loro. E ovviamente deciderà dal suo punto di vista e nel proprio interesse.

Nel dopo Rivoluzione Francese, dal 22 agosto 1789, fu elaborata  la Costituzione del 1791 che -prima al mondo- sancì l'intento di creare l'istruzione pubblica, comune a tutti i cittadini e gratuita nelle parti di insegnamento indispensabile a tutti gli uomini.

Molto dello spirito della Parigi rivoluzionaria arriverà in Italia con decenni di ritardo, col Risorgimento. Fu allora che si impose la decisione di stabilire quale fosse il grado di alfabetizzazione -sia pure minima- per le masse. Prima mossa dei governi post-Unità fu quella di garantire una base minima linguistica per creare l'identità nazionale. E già da subito non fu opera facilissima quella di creare l'omogeneità culturale dalle Alpi a Lampedusa.

(segue)

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