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sabato 11 luglio 2020

11 Luglio (ulteriore)

Caso Ambrosoli
Giorgio Ambrosoli, avvocato fu assassinato l'11 luglio del 1979

Era stato nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie del banchiere Michele Sindona. Fu ucciso quell'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato da Sindona.

Si era reso conto delle irregolarità nei conti e dei libri contabili della Banca,  falsati alla grande. Sindona godeva allora di consolidati e ampiamente noti rapporti con pezzi della politica, della finanza e pure della criminalità organizzata (mafia siciliana). Cominciarono a pervenirgli pressioni, richieste di impostare il rapporto in termini labili al fine di evitare l’arresto di Sindona. Le pressioni cominciarono poi a diventare intimidazioni e pure minacce di morte. 
Ambrosoli si rese conto del rischio che stava correndo, ma non pensò per un solo attimo di falsificare la realtà da lui analizzata nei conti della Banca. Decide di scrivere una lettera alla moglie (da rinvenire ... in seguito) in cui spiega perchè ha deciso di non venire meno ai suoi doveri professionali.

Il 12 luglio 1979 avrebbe dovuto sottoscrivere la dichiarazione nella quale confermava la necessità di liquidare la banca e l’attribuzione delle responsabilità a Michele Sindona, l'uomo in quegli anni agganciato a politici, finanzieri, mafiosi e ...

Lo uccidono la sera prima. 

Testo della lettera alla moglie, da lui preparata già in Febbraio
e rinvenuta :

“Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell’Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.

Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo e ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: e hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie.

Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [… ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (…) Giorgio”.


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