In Italia: la Camera del nuovo Regno d’Italia vota a favore della tassa sul macinato.
I mulini ad acqua
e Riccardo Bacchelli
L’imposta sulla macinazione del grano e dei cereali, definita la “tassa della
disperazione”, rappresenta una delle leggi più controverse dell’Italia postunitaria.
In “Il mulino del Po”, romanzo di Riccardo Bacchelli scritto tra il 1938 e il 1940 troviamo la testimonianza degli effetti della tassa sul macinato sui piccoli mulini. Il romanzo viene inizialmente pubblicato in tre parti separate.
Nella terza parte del romanzo, “Mondo vecchio sempre nuovo”, durante l’estate del 1876 una tromba d’aria riduce a rovine i due mulini di Cecilia, uno dei personaggi principali. Per rimetterli in funzione, è costretta a contrarre dei debiti.
Nel 1868 viene istituita la tassa sul macinato. Nei primi tempi la tassa viene esatta in forma forfettaria e non pesa eccessivamente, ma quando vengono impiantati dispositivi per contare i giri delle macchine, l’imposta diventa di colpo notevolmente gravosa per Cecilia. Per far fronte alla difficile situazione economica, la mugnaia manomette i contatori meccanici per evadere l’imposta, ma durante un’ispezione della Finanza, per non far trovare le prove della manipolazione, che porterebbero lei in prigione e i mulini al sequestro, ordina a uno dei figli di appiccare il fuoco a uno degli impianti, che viene distrutto completamente.
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Per concludere, la politica di Quintino Sella ( Ministro delle finanze del Regno d'Italia durante i governi della Destra Storica) contribuisce notevolmente al pareggio del bilancio statale, senza considerare però i ceti meno abbienti, le cui finanze vengono stroncate da tasse gravose come quella sul macinato.
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