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venerdì 24 luglio 2020

Ritagli di giornale. Chi era Pier Paolo Pasolini ? (4)

Quel 1968

Cosa fu la contestazione del '68 ?

Le Università, tutte le Università, furono occupate, ovunque in Europa e pure in America. Si voleva denunciare lo strapotere dei "baroni". Ciò avveniva con ciclici scontri tra studenti e polizia. Fra i bersagli presi di mira dagli studenti c'era la "cultura". Ecco perchè (in altra pagina del blog) ci proponiamo di scavare sui vari, troppi, significati del termine "cultura".

La contestazione prese di mira, quindi, la "cultura", ed allora, in quegli anni, la cultura era personificata almeno in Italia in Moravia e, soprattutto, in Pasolini.
Quella contestazione fu in un certo senso "figli contro padri".

In alcune precedenti pagine del Blog "Ritagli di giornale. Chi era Moravia?" abbiamo riportato punti di vista con cui Moravia, uomo della cultura tradizionale e della cultura progressista di quegli anni, nel dissidio con i giovani, esponeva come la pensava sul momento storico che si stava allora vivendo.

Proseguiremo nell'esplorazione dei dibattiti e negli scontri culturali di quel periodo.  

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Pasolini contestato
Pier Paolo Pasolini scrisse versi durissimi contro la protesta e le agitazioni studentesche di quegli anni.
Dal versante studentesco le richieste di chiarire a giornali e/o ad altri le motivazioni della contestazione venivano invece regolarmente declinate perchè, si sosteneva, era la loro protesta continua ad esprimersi.

Per il "movimento studentesco" la poesia di Pasolini era superata dalla storia perchè egli non viveva la condizione ed il tempo degli studenti. Aggiungevano ancora: chi si rifaceva ad una svolta della società in senso socialista in realtà non si proponeva affatto di cambiarla. Per essi (per gli studenti) persino Lenin, Marx e Engels erano dei semplici intellettuali borghesi. 

Per i dirigenti Cgil di allora (Foa), Pasolini avrebbe avuto una visione immobilistica della lotta di classe e del movimento operaio. Il quadro sociale della fine degli anni sessanta era cambiato rispetto agli anni cinquanta e pure il mondo del lavoro si era inserito in un quadro culturale evoluto che il poeta Pasolini non aveva colto, non intendeva esplorare.

Dal punto di vista dei partiti tradizionali della Sinistra Pasolini ignorava le vere condizioni del movimento operaio di quegli anni. Egli riteneva che un vero movimento operaio non fosse mai esistito. La sua visione della società lo conduceva a vedere da un lato i ricchi, i benestanti, e dall'altra i poveri. Nel mezzo Pasolini ci metteva i poliziotti.
Per la Sinistra a Pasolini, che assegnava agli operai il semplice ruolo della miserabilità,  sfuggiva la realtà di subordinazione occupato dal movimento operaio e quindi la sua naturale carica rivoluzionaria. Pasolini sbagliava, secondo la Sinistra di allora, nel giudicare il movimento studentesco in base allo status di origine piuttosto che dal ruolo che in quella fase storica (nel '68) assumeva nella dialettica sociale. 
In buona sostanza quella di Pasolini era una visione semplicemente poetica. Da una parte i ricchi, dall'altra i poveri. Tipica visione populista.

Vedremo nelle puntate che ci proponiamo di ulteriormente preparare come Pasolini controbatteva alle prese di posizione nei suoi confronti.     
   jj

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