2 Luglio 1871
Vittorio Emanuele II di Savoia entra solennemente in Roma dopo averla conquistata a discapito dello Stato Pontificio.
Scortato da un manipolo di corazzieri a cavallo, con un fastoso corteo al seguito, Vittorio Emanuele II entra solennemente a Roma, proclamata capitale del Regno d’Italia con la legge n° 33 del 3 febbraio 1871.
Nove mesi dopo l’ingresso dei bersaglieri del generale Raffaele Cadorna a Porta Pia, il re sposta la sua residenza nel palazzo del Quirinale, già sede estiva dei papi.
Una volta liberata la città il generale Alfonso La Marmora, nominato luogotenente del re Vittorio Emanuele II a Roma, chiede al papa Pio IX di consegnare le chiavi del Quirinale; fermo sulla propria posizione intransigente il pontefice risponde a tale richiesta in maniera sprezzante:
“Questi ladri adesso pretendono anche le chiavi per aprire le porte? Le abbattano se così vogliono”.
E infatti per impossessarsi del Quirinale La Marmora ricorre al fabbro Giovanni Capanna, che con i suoi grimaldelli apre il portone e gli usci serrati. Nonostante lo sforzo di Pio IX di presentare all’opinione pubblica internazionale l’evento come una rapina e un atto di violenza, i principali paesi europei inviano messaggi ufficiali di giubilo a casa Savoia.
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