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domenica 12 luglio 2020

Alle radici del Cristianesimo

Oggi, seconda domenica di luglio 2020, nella Chiesa cattolica di rito  bizantina, si proclama il brano del Vangelo di Matteo 9, 1-8

Il figlio dell'uomo ha potere sulla terra
di rimettere i peccati
Ora, entrato lui in Cafarnao
9.1   E, salito in barca, attraversò
     e venne nella sua città.
9.2     Ed ecco gli presentavano un paralitico
     steso sul letto.
         E Gesù, vista la loro fede,
     disse al paralitico:
     Confida, figliolo,
     ti sono rimessi i tuoi peccati.
9.3     Ed ecco alcuni degli scribi
     dissero tra sé:
        Costui bestemmia !
9.4     Ma Gesù, visti i loro pensieri,
     disse:
     Perchè pensate cose cattive
     nei vostri cuori ?
9,5     Cosa è più facile:
     dire:
     Ti sono rimessi i tuoi peccati
     o dire:
        Dire:
     Sorgi e cammina ?
9.6     Ora perchè sappiate
      che il Figlio dell'uomo ha potere
      sulla terra di rimettere i peccati.
     allora dice al paralitico:
     Sorgi,
     leva il tuo letto
     e va a casa tua.
9.7   E, sorto,
     andò a casa sua.
9.8   Ora, visto ciò, le folle temettero
     e glorificarono Dio
     che aveva dato tale potere agli uomini.

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Perdonare è miracolo più grande che risuscitare un morto. Lazzaro, una volta risuscitato, morirà ancora. Perdonare invece è nascere e far nascere a vita immortale, la stessa di Dio, che è amore ricevuto e assecondato senza condizioni. 
Il perdono è l'esperienza di un amore più grande di ogni male; esso rivela insieme l'identità di Dio, che ama senza misura, e quella dell'uomo, suo figlio, sempre e comunque amato.
Silvano Fausti
(1940-2015), gesuita, è stato docente di Teologia

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Jean-Claude Larchet
è teologo e filosofo francese. Si occupa di argomenti sulla salute, le malattie e la guarigione. Ha scritto numerosi libri sulla spiritualità dei Padri della Chiesa bizantina,
Da una delle sue opere, Terapia delle malattie spirituali, estrapoliamo tratti della introduzione.

(1)
   Il fine del Cristianesimo è la deificazione dell'uomo, "Dio si è fatto uomo perchè l'uomo divenfa dio"; questa è la formula con la quale i Padri, per secoli, hanno molte volte riassunto il significato dell'incarnazione del Verbo.
   Unendo nella sua persona divina, senza confondere nè separare la natura divina da quella umana, il Cristo ha ricondotto questa al suo stato primitivo, apparendo così come nuovo Adamo, e inoltre l'ha ricondotta alla perfezione alla quale essa è destinata: la perfetta somiglianza con Dio, la partecipazione alla natura divina (2Pt 1,4). Egli ha così permesso a ogni persona umana che, nella Chiesa suo corpo,  è unita a lui per mezzo dello Spirito, di divenire dio per grazia.
   Nell'economia della Santissima Trinità, che mira alla deificazione dell'uomo e in questi all'unione con Dio di tutti gli esseri della creazione, l'opera propriamente redentrice del Cristo, che in particolare consiste nella sua passione, morte e resurrezione, costituisce un momento essenziale, quello della nostra salvezza: per suo mezzo il Dio-uomo ha liberato la natura umana dalla tirannide del diavolo e dei demoni, ha distrutto il potere del peccato, e ha vinto la morte, abolendo così tutte le barriere che dopo il peccato originale separavano l'uomo da Dio e gli impedivano di unirsi pienamente a lui.
   Come ha fatto notare Vladimir Lossky, il pensiero occidentale ha interpretato quest'opera redentrice e salvifica del Cristo in termini essenzialmente giuridici.
   La comprensione  della redenzione in termini di riscatto trova sicuramente il suo fondamento nelle Sacre Scritture e, in particolare, nelle lettere di San Paolo. Ma ciò non deve farci dimenticare che, come fa notare Vladimir Lossky, "in generale, nei Padri come nelle scritture, troviamo molte immagini per esprimere il mistero della nostra salvezza compiuta dal Cristo, Così, nel Vangelo, il Buon Pastore è un'immagine 'bucolica' dell'opera del Cristo; l'uomo forte, vinto da qualcuno più forte di lui alza le sue armi e distrugge il suo dominio, è un'immagine bellica che ritorna spesso nei Padri e nella liturgia: il Cristo vittorioso su Satana, che spezza le porte dell'Inferno e fa della croce la sua bandiera. Un'immagine medica, quella della natura malata  guarita dall'antidoto della salvezza; un'immagine che si potrebbe chiamare 'diplomatica' -quella della scaltrezza divina che sventa l'astuzia del demonio, ecc." Certo, "l'immagine impiegata molto spesso, attinta da San Paolo nell'Antico Testamento, è tratta dall'ambito delle relazioni giuridiche"; "impiegando il termine redenzione (...), nel senso di un termine generico che indica l'opera salvifica del Cristo in tutta la sua ampiezza, non bisogna dimenticare che questa espressione giuridica ha un significato figurato: il Cristo è redentore allo stesso titolo che è un guerriero vittorioso sulla morte, un sacrificatore perfetto, ecc.". L'esclusivo uso dell'immagine del riscatto e la sua comprensione in un senso troppo stretto manifesta subito le sue insufficienze e porta anche a inconseguenze teologiche, come ha particolarmente sottolineato san Gregorio Nazanzieno.
   Uno dei nostri intenti, in quest'opera, è quella di mostrare tutta l'importanza che riveste nella tradizione ortodossa ciò che Vladimir Lossky chiama "immagine medica". Se i Padri, come vedremo, ne hanno fatto un uso così frequente nei loro insegnamenti, se la si ritrova in moltissimi testi liturgici in uso nella Chiesa ortodossa come nel testo del rituale della maggior parte dei suoi sacramenti, se molti Concili l'hanno inserita nei loro canoni, in breve se essa è accolta da tutta la Tradizione, è perchè essa costituisce, noi lo dimostreremo, una maniera particolarmente adeguata di rappresentare il modo della nostra salvezza, con un valore almeno equivalente a quello del riscatto.
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