Viene firmato l’armistizio che pone fine ai combattimenti nella guerra di Corea.
Comunque la si voglia osservare, la penisola bisecata al 38° parallelo dall’area a più intensa concentrazione di armamenti al mondo – perciò battezzata senza ironia «zona smilitarizzata» – è la chiave di volta dell’Asia nord-orientale.
Pietra angolare su cui si scaricano le tensioni fra le massime potenze mondiali, tutte direttamente o indirettamente schierate attorno a quel fatidico tratto latitudinale: la Cina, che i fiumi Yalu e Tumen precariamente separano dalla Corea del Nord; gli Stati Uniti, che schierano circa 28 mila soldati in Corea del Sud, pegno del rango di potenza residente nell’Asia continentale; la Russia, il cui immenso quanto fragile Estremo Oriente sfocia nei 17 chilometri di contatto con lo spazio nordcoreano; il Giappone, potenza coloniale che si annesse l’intera penisola fra il 1910 e il 1945, imprimendovi permanenti memorie d’odio.
[…] La striscia di terra montagnosa ampia due terzi d’Italia e con una popolazione quasi pari alla tedesca, che allo sguardo geografico si offre come promontorio dell’impero cinese gettato nell’oceano a puntare verso l’arcipelago nipponico – «gambero fra due balene» – vive dal 1953 in stato di sospensione. L’armistizio che pose provvisoriamente fine al conflitto mondiale in miniatura noto quale guerra di Corea – per il canone cinese fu «guerra di resistenza all’America» – resiste al tempo. Ma raramente è parso tanto precario.
(dalla rivista Limes)
Nessun commento:
Posta un commento