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martedì 21 luglio 2020

Cultura e riflessione. Dalla Rivoluzione francese ai populisti dei nostri giorni (1)

Alcuni modi, espressioni, personaggi per intendere cosa significhi
Cultura,

Per questa pagina abbiamo attinto
spunti e percorsi da un recente libro di Alessandra Tarquini,
storica alla Sapienza di Roma e
autrice di numerosi libri,
fra cui "Storia della Cultura fascista"

Attingendo su più fonti, su più testi e sui sentimenti di vari grandi personaggi della Storia italiana e non, proveremo a riflettere su cosa, nel trascorrere del tempo, si è inteso per cultura.

Citeremo varie frasi e le collocheremo nel tempo e nel contesto in cui furono formulate.
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Sotto il termine di "cultura", nel tempo, si è fatta passare sia l'arroganza del potere che la sensibilità e la tensione per i fini più elevati dell'umanità. 
Nei periodi di governi non-democratici  la cultura è stata intesa come esercizio delimitato all'interno dei propositi e dell'attività del governo del momento mentre nei paesi liberi/democratici non è mai esistita una cultura che celebra il primato della politica governativa (=propaganda) su tutte le altre manifestazioni della vita.

Per dire: durante il Fascismo si pretese -in Italia- che la cultura fosse uno strumento per realizzare la nuova visione statuale e comunitaria dei protagonisti della marcia su Roma dell'Ottobre 1922. 
Durante il regime era obbligatoria la frequenza di corsi per giovani (indottrinamento)  e la "cultura" era intesa come "concezione della vita", "manifestazione di azione sociale, spirituale e storica". Niente a che fare con il "modo individuale d'essere", con "un abbellimento dell'intelletto o una contemplazione privata".
La cultura -per il regime-  era un'attività "creatrice di un popolo", secondo la visione nazionalista/autoritaria del pnf.

Georges Sorel 
filosofo, sociologo, ingegnere e pensatore 
francese, teorico del sindacalismo rivoluzionario.
***
Mito= potente motore dell'azione dell'uomo
 e sola fonte di creazione di nuova realtà

Dal 1925 in Italia "cultura" era esclusivamente quanto proveniva dall'Istituto nazionale fascista di cultura, mirato soprattutto alla politica scolastica.
"Espressioni del sapere", allora, erano solamente quelle che provenivano dagli intellettuali aderenti al Fascismo.
"Ideologia" unica fu l'insieme dei "miti", delle "immaginazioni", delle "credenze" che davano vita e senso al gruppo di potere che si era impadronito delle istituzioni.

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