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domenica 12 luglio 2020

Settarismo turco. Il Consiglio mondiale delle Chiese scrive a Erdogan perchè Santa Sofia non diventi moschea; il Papa ha detto qualcosa... non molto.

Il Consiglio Mondiale delle Chiese

Il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) (che raggruppa chiese protestanti e ortodosse)  scrive una lettera a Recep Tayyip Erdogan, presidente della Repubblica di Turchia, esprimendo “speranza e preghiera affinché Hagia Sophia non torni ad essere al centro di scontri e conflitti e sia ripristinato l’emblematico ruolo unificante che ha ricoperto dal 1934”. 
Il messaggio è a firma del segretario generale ad interim Wcc, il rev. Ioan Sauca. “Da quando ha iniziato a funzionare come museo nel 1934, Hagia Sophia è stata un luogo di apertura, incontro e ispirazione per persone di tutte le nazioni e religioni, nonché una potente espressione dell’impegno della Repubblica di Turchia nei confronti della laicità e dell’inclusione e del suo desiderio di porre fine ai conflitti del passato”, evidenzia Sauca. “Sono obbligato oggi a comunicarvi il dolore e lo sgomento del Consiglio mondiale delle Chiese – e delle sue 350 Chiese che vi appartengono sparse in oltre 110 Paesi, che rappresentano più di mezzo miliardo di cristiani in tutto il mondo – riguardo alla decisione che avete appena preso. Convertendo Hagia Sophia in una moschea, lei ha invertito quel segno positivo di apertura della Turchia e l’ha cambiato in un segno di esclusione e divisione. Purtroppo, questa decisione è stata anche presa senza preavviso o discussione con l’Unesco, senza quindi considerare l’impatto che questa decisione ha sul valore universale di Hagia Sophia, riconosciuto ai sensi della Convenzione, patrimonio dell’umanità”.
Nel ricordare il ruolo svolto nella storia dalle Chiese cristiane, appartenenti al Wcc, per il dialogo interreligioso e la costruzione di ponti fondati sul reciproco rispetto e i valori condivisi tra le diverse comunità religiose, “comprese le comunità musulmane”, il rev. Sauca annota: “La decisione di convertire un posto così emblematico come Hagia Sophia da un museo a una moschea creerà inevitabilmente incertezze, sospetti e sfiducia, minando tutti i nostri sforzi compiuti per riunire persone di fedi diverse al tavolo del dialogo e della cooperazione. Inoltre, temiamo fortemente che incoraggerà le ambizioni di altri gruppi altrove che cercano di rovesciare lo status quo esistente per promuovere nuove divisioni tra comunità religiose”.

La chiesa, simbolo del Cristianesimo
dei primi secoli, fu costruita per la prima volta
1.500 anni fa come cattedrale cristiana bizantina 
e fu convertita in moschea dopo la fine dell'Impero
Romano d'Oriente nel 1453.
Nel 1934, tuttavia, divenne un museo
ed è attualmente patrimonio mondiale dell'Unesco.

Dalla sua sede di Ginevra, il Wcc lancia quindi un appello accorato a Erdogan: “Signor presidente, lei ha ripetutamente affermato l’identità della Turchia moderna come Stato laico, ma ieri lei ha annullato l’impegno che dal 1934 ha preservato questo monumento storico come patrimonio condiviso dell’umanità. Nell’interesse di promuovere la comprensione reciproca, il rispetto, il dialogo e la cooperazione, evitando di coltivare vecchie animosità e divisioni, le chiediamo urgentemente di riconsiderare e invertire la sua decisione. 
Ci uniamo al patriarca ecumenico Bartolomeo nell’esprimere la nostra fervida speranza e preghiera che Hagia Sophia non torni ad essere al centro di scontri e conflitti, ma venga ripristinata al ruolo unificante emblematico che ha ricoperto dal 1934”.

La Chiesa di Roma:
 «Il pensiero va a Istanbul, penso Santa Sofia e sono molto addolorato». Pochissime parole a braccio, pronunciate con la fronte aggrottata e accolte con un applauso dai fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’Angelus. 

«Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato». Papa Francesco ha rotto a sorpresa il silenzio e (finalmente, con molto ritardo e ....attento alla diplomazia) ha in queste poche parole ed in questi termini condannato la decisione della Turchia di trasformare in moschea Aghia Sophia, un tempo basilica bizantina e poi moschea dopo la conquista ottomana e poi ancora, dal 1934 museo. 

Una decisione controversa e tanto criticata dalla comunità internazionale, dalla gran parte delle chiese ortodosse e dall'Unesco, ma finora non dal Vaticano. Circostanza quest'ultima che ha stupito moltissimo l'opinione pubblica mondiale.

L'organismo dell'Onu che tutela i siti d'arte nei giorni scorsi aveva diffuso un comunicato in cui lamentava la decisione unilaterale e inaccettabile della Turchia (per i metodi) di ripristinare il luogo di culto islamico.

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