Il 6 luglio del 1439 la cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore fu teatro di un avvenimento importantissimo tanto per la cristianità quanto per la città stessa: la pubblica promulgazione della bolla Laetentur Coeli (“che i cieli si rallegrino”) con la quale papa Eugenio IV annunciò l’avvenuta ricomposizione dello scisma fra le Chiese di Oriente e di Occidente.
Il testo, alla redazione del quale aveva attivamente partecipato anche il generale dei Camaldolesi Ambrogio Traversari, fu letto dal cardinale Giuliano Cesarini, per la chiesa latina, e dal Bessarione per quella ortodossa, davanti a un folto pubblico di ecclesiastici di entrambe le parti e di cittadini e forestieri richiamati non solo dall’eccezionalità dell’evento, ma anche dallo spettacolo offerto dal consesso conciliare, e in particolare dall’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo e dai prelati greci rivestiti dei loro sontuosi e inconsueti paramenti da cerimonia.==
Le Chiese latina e ortodossa da secoli erano divise (essendosi manifestate le prime avvisaglie fin dalla divisione dell’impero romano di Occidente da quello di Oriente, con il trasferimento della capitale a Costantinopoli nel 330, per poi formalizzarsi nel cosiddetto Grande Scisma del 1054). La ragione della divisione era: 1) dogmatica perché investiva argomenti quali la processione dello Spirito Santo, il primato del papa di Roma su tutta la cristianità, la dottrina del Purgatorio; 2) politica perché queste stesse questioni comportavano conseguenze di grande rilievo nella definizione dei margini dell’autorità delle massime cariche ecclesiastiche di entrambe le Chiese, con gli esiti economici nell’amministrazione delle proprietà e nel conferimento degli uffici.
L’accordo era destinato a vanificarsi nel giro di breve tempo – perché ritrattato o non riconosciuto dalla maggior parte dei prelati ortodossi in quanto ottenuto non per una sincera convinzione teologica ma per l’impellente necessità di ricevere aiuti militari contro la minaccia turca a Costantinopoli. Ma la sua importanza andò ben oltre la dimensione politica ed ecclesiastica, dal momento che la presenza di illustri intellettuali bizantini (fra i quali Giorgio Gemisto Pletone, Giovanni Argiropulo, Basilio Bessarione, Giorgio Scolario), con la messe di codici di autori greci che recarono con sé, avviò il processo di riscoperta della cultura e della lingua elleniche che portò Firenze ad essere il centro primario della diffusione della filosofia neoplatonica – grazie, in particolare, alla massiccia operazione di traduzioni in latino condotte dagli intellettuali legati a Cosimo il vecchio –, dando, così, nuovo e originale impulso agli studi umanistici.
Informazioni riprese di Paola Ventrone
(Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
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