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mercoledì 20 dicembre 2023

Amore per la Storia

(7)

Basandoci su alcune date, che consideriamo fondamentali, di scoperte, di guerre, di eventi basilari, continuiamo a ripercorrere, di volta in volta, sulle pagine del Blog,  quelle che fanno:

riflettere

immaginare 

ricordare

*   *   *

Anno 751

A Talas, nell’attuale Kirghizistan, l’esercito musulmano del Califfato, guidato dal generale Ziyad ibn Salih, sconfigge un’armata dell’Impero cinese retto dalla dinastia Tang. In questo modo gli Arabi raggiungono la loro massima espansione  a est e bloccano per più secoli l’spansionismo cinese verso occidente.

Accadeva a metà dell’VIII secolo: proveniente dalle lontane lande dell’est, un contingente dell’esercito cinese aveva raggiunto l’Asia Centrale.

La situazione dell’Impero tibetano era ormai diventata disastrosa e non riusciva più a contenere l’espansionismo cinese in direzione della via della seta, verso Occidente. La dinastia cinese dei  Tang gli aveva strappato buona parte dei  territori e l’Impero sembrava ormai avviato al crollo. Gli arabi non intendevano però’ perdere i buoni affari che prosperavano proprio in quelle terre.

Chiamarono in aiuto Ziyad bin Salih, il governatore di Samarcanda scelto dagli Umayadi. Questi giunse nei pressi della città di Atlakh con un esercito molto numeroso, forse composto da oltre 50.000 uomini. 

Nonostante la disparità delle forze in campo, presso il fiume Talas si scontrarono le due superpotenze militari di quel periodo (Cinesi/Arabi). Fra l’altro, i due Imperi si erano già affrontati nel 715 e 717, sempre sotto il regno di Xuang Zong (durato 43 anni). In entrambi i casi avevano avuto la meglio i cinesi, la prima volta contro il sovrano-marionetta imposto dagli arabi alla città di Namangani, la seconda contro le forze arabo-turgesh che stavano assediando due città situate nell’odierna prefettura cinese di Aksu.

La rivista “Saudi Aramco World” del 1964, cosi sintetizza quella battaglia arabo/cinese:

Per cinque giorni si scontrarono sulle rive del Talas tra assalti, ritirate e contrattacchi. La grandine di frecce e giavellotti cinesi mise in ginocchio i grandi cavalli arabi; i cavalieri, rimasti a piedi, abbandonarono gli archi e passarono alle spade. Le due fanterie, così vicine da rendere impossibile anche l’uso delle balestre, si fronteggiarono all’arma bianca (spade, daghe e mazze). Nel mezzo della battaglia piombarono anche i soldati arabi sui cammelli – sbattendo grossi piatti di metallo che spaventavano la cavalleria cinese […]

Dopo la sconfitta, i cinesi abbandonarono per sempre ogni mira su quella porzione della Via della Seta, che conduceva verso Occidente, verso il Mediterraneo.

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