Salvaguardia sul debito
I Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% (l’Italia, ovviamente) dovranno ridurre il debito di almeno l’1% all’anno, i Paesi sotto quella soglia dello 0,5% all’anno. Il che significa che i Paesi Ue non potranno limitarsi a un rapporto deficit/Pil al 3%, ma dovranno garantire inoltre un cuscinetto per le situazioni di non improbabili crisi. Il che significa inoltre che i Paesi con un debito pubblico tra il 60% e il 90% del Pil dovranno scendere al 2% mentre quelli sopra al 90% all’1,5% (è purtroppo il caso unico e specifico dell’Italia).
Francia e Italia hanno accettato che nelle procedure per deficit eccessivo l’aggiustamento si misuri in termini di saldo strutturale come chiedono Germania e Olanda e non di saldo strutturale primario (cioè al netto degli interessi sul debito) ma hanno ottenuto una flessibilità temporanea per il 2025, 2026 e 2027. La Commissione Ue nel valutare la procedura per deficit eccessivo potrà da se’ «adeguare il parametro di riferimento» dell’aggiustamento strutturale per lo 0,5% del Pil «tra il 2025 e il 2027, tenendo conto dell’aumento dei pagamenti di interessi, quando uno Stato membro si impegna ad attuare una serie di riforme rilevanti e Paesi stanno negoziando la durata della flessibilità, se di due o di tre anni. L’accordo non è stato ancora raggiunto e i Paesi stanno negoziando la durata della flessibilità, se di due o di tre anni.
La Germania e gli altri paesi frugali (Austria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca e Svezia) premono su tempi brevi. Sarà l’Ecofin straordinario — la riunione dei ministri finanziari dei 27 — per il 20 dicembre a decidere.
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