Nascita: 1934
La sopraffazione
della guerra
Avevo sei anni ed è il mio primo ricordo,
netto, chiarissimo: sul Corso di Fiume,
davanti al Palazzo del Fascio, ad ascoltare
il discorso del Duce relativo alla dichiarazione
di guerra. La mia infanzia ne è stata segnata.
La massa degli orrori, i terrori, le notti
trascorse a letto senza svestirsi per essere
pronti a fuggire al rifugio, le privazioni
di tutti i generi, l’idiozia della propaganda.
Non posso frenare l’indignazione quando
sento deplorare le bestiali crudeltà che
«il nemico» sta commettendo, come se
fossero violazione delle nobili regole della
guerra. Questo è a mio parere un modo
ignobile di propagandare l’idea che esista
una guerra accettabile. Non esiste e non è
mai esistita una guerra pulita. Ci si sorprende
del continuo scoppiare delle guerre:
ma se c’è qualcosa di terribilmente vecchio
(dire antico sarebbe nobilitarla) è la guerra.
Alla sassata, alla clava e all’arco si sono
sostituiti i droni, ma la logica della guerra
è sempre quella: la sopraffazione.
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