Leggiamo sui media che il termine è nato e comparso per la sua allarmante attualitá nel 2001. Da quell’anno si è via via segnalato ed affermato come neologismo fino al 2008 su tutti i media del Paese. Nel 2009 e poi nel 2020 fu registrato rispettivamente dal vocabolario Devoto-Oli e dallo Zingarelli.
Il termine «Femminicidio» è stato recentemente scelto dalla Treccani persino come parola del 2023, per la sua attualità persistente e anzi crescente, se non allarmante.
L’Accademia della Crusca per giustificare l’inserimento della nuova parola (in alternativa a «uxoricidio») ha spiegato, nella relativa nota tecnica, che quella parola segnalava un «rovesciamento di prospettiva»: non esclusivamente l’assassinio di una donna, ma l’eliminazione di una donna in quanto donna, cioè nel contesto di una visione discriminatoria, di una prospettiva sessuale prevaricante o se vogliamo «patriarcale»
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