Giornale di Sicilia 4-5 Gennaio 1904
Sanguinoso conflitto a Bisacquino
Il brigante Giuseppe Mirto ucciso
Una guardia morta e tre ferite
Leggere la prima parte ,
Gli arrestati
Gli arrestati sono tre dei compagni di Mirto, cioè Motisi Antonino, Bommarito Giorgio ed Alongi Pietro, nonché due altri che credessi siano favoreggiatori, cioè Antonino Scalpitta e Calogero Maniscalchi.
I cinque arrestati sulle prime rifiutarono di declinare le proprie generalità e assicurarono di non conoscere l'ucciso.
Ma poi mutarono contegno e confessarono che il loro compagno è precisamente il Mirto.
Animali, denari ed altro sequestrati.
Addosso ai malfattori furono rinvenute e sequestrate L. 1355, della cui gran parte era possessore l'ucciso Mirto.
Furono pure sequestrati un mulo e quattro cavalli barrati, tre fucili, e munizioni.
Addosso al Mirto furono pure trovati due binocoli.
Il delegato Cornetta ed il sottoprefetto sul luogo.
Chiusa Sclafani 4, ore 10,55 - (M) È giunta notizia di un conflitto nel quale sarebbero rimasti uccisi un brigadiere ed una guardia.
Il delegato Cornetta che si trovava qui , a rituale sua residenza , e che è il comandante della squadriglia, partì tosto per recarsi sul luogo.
Vi manderò i particolari.
Corleone. 4 , ore 11,50 -(Catinella) Il s0ttoprefetto, informato che in un conflitto tra una squadriglia di agenti ed una banda di malfattori sono rimasti uccisi il brigante Mirto e la guardia Filetto e' partito per recarsi nella masseria dell'ex feudo Bruca ove il conflitto ebbe luogo.
Il brigante Mirto
Diamo alcune notizie sommarie sul famigerato malfattore che per sei anni circa ha impunemente corazzato per i territori di San Giuseppe Iato, Sancipirello, Camporeale e Partinico, commettendo or qua or là frequentemente assassinii e rapine, e taglieggiando numerosi proprietari di quelle contrade.
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Egli era figlio del fu Giuseppe e di Irene Di Maggio. Era nato a Monreale il primo aprile 1869, sicché contava 34 anni appena.
Era alto, robusto, di colorito bruno-vivace, con capelli e barba castani, con naso lungo e grosso, con occhi castani.
Per suo arresto era stato stabilito un premio di L. 3000.
Contro di lui erano stati spiccati i seguenti mandati di cattura:
15 febbraio 97 per essere sottoposto alla ammonizione (ma si rese irreperibile).
25 giugno 97 - imputato di rapina in danno di Barsalona.
23 ottobre 99 -imputato di mancato omicidio in persona di pubblici ufficiali e di due rapine in danno di Bommarito e di Passalacqua.
8 marzo 901 -imputato di omicidio in persona di Vallone Giovanni e di rapina in danno di Andrea Leone.
13 aprile 901 -Imputato dell'omicidio di Lombardo Emanuele e di tentata estorsione continuata in pregiudizio di Lombardo Domenico.
12 aprile 902 - imputato di estorsione mancata , minacce con armi e lesioni, omicidio mancato , rapina aggravata, omicidio volontario, danneggiamento volontario e contravvenzioni al porto d'armi.
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Il Mirto era stato sempre infruttuosamente ricercato. Spesso, ma sempre invano, vennero perquisite le abitazioni dei parenti del Mirto, cioè della madre Irene Di Maggio e della sorella Antonella Pravata' dimoranti nel feudo Giacalone a Monreale, nonché dei fratelli uterini Giuseppe ed Emmanuele Pravata'.
Le disposizioni delle autorità per la caccia ai briganti
Appena cessato il servizio straordinario istituito per dar la caccia al Varsalona, il prefetto marchese De Seta , dispose la costituzione di parecchie squadriglie comandate ciascuna da un funzionario.
Per la caccia ai briganti Mirto e Settimo ne furono istituite tre, composti di sei guardie in borghese ciascuna, di cui una, quella che impegnò il conflitto, venne prima inviata a Ficuzza e coscia nel circondario di Corleone; un'altra fu prima mandata a Roccamena, poscia a Mezzojuso, ora trovasi a Misilmeri; una terza fu destinata a San Giuseppe Jato con incarico di perlustrare tutti i dintorni di quel territorio fino a ricongiungersi di tanto intanto con la squadriglia destinata a Roccamena.
La disposizione di servizio, come si vede, fu felicissima, così che dopo due soli mesi pote' dare un ottimo risultato, quale è quello della morte di uno dei più pericolosi latitanti e dell'arresto di tre suoi compagni e di due suoi fiancheggiatori.
Felice anche la scelta delle guardie, che fecero brillantemente il loro dovere, come meglio non si sarebbe potuto desiderare, e delle quali riteniamo superfluo fare l'elogio.
La vittima del dovere
Il povero Antonino Filetto che incontrò la morte aveva appena 31 anni. Era nato a Mistretta da Vincenzo e da Rosalia Di Marco. Aveva prestato servizio militare nel 68' reggimento fanteria e si eraarruolato nel corpo delle guardie di città nel 1899.
Egli era stato durante la campagna contro Varsalona sempre in squadriglia e cessato quel servizio straordinario era stato rimandato a Palermo e destinato alla sezione Orto Botanico.
Il Filetto pero', appena furono istituite le squadriglie per la caccia a Mirto e a Settimo, fece richiesta di essere destinato in una di esse, e il 16 dicembre ora scorso venne inviato a far parte della squadriglia comandata dal delegato Cornetta.
Il Filetto era un giovane alto, robusto, simpatico.
Economo, fino a privarsi di qualsiasi passatempo, era riuscito a raggranellare parecchie centinaia di lire e desiderava di essere destinato nella squadriglia, appunto per usufruire dell'indennità spettante agli agenti che fanno servizio in campagna.
Durante i cinque anni che egli fu in servizio di p.s. non ebbe alcuna punizione.
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