Pare sulla base delle notizie che girano in queste ore che i comuni dovranno gestire direttamente 43 miliardi nell’ambito del Pnrr.
Per quello che conosciamo sui comuni e sugli amministratori locali, specialmente del Mezzogiorno, non tutti hanno le capacità di realizzare i progetti. In tanti stanno provando a mobilitarsi, e sul Blog abbiamo dato notizias di aggregazioni di vari enti locali che provano a trovare sostegno, appunto, "aggregandosi" per gestire i progetti.
Si tratta di dover gestire una quantità immensa di risorse dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'Anci, l'associazione dei Comuni, stima in circa 43 miliardi di euro le somme stanziate su materie di diretta competenza degli enti locali. L’ultima bozza del Pnrr prevede che i comuni saranno protagonisti di diverse linee di intervento:
=servizi socio-assistenziali, disabilità e marginalità;
=l’efficientamento degli edifici pubblici;
=i trasporti locali sostenibili
=la digitalizzazione e modernizzazione della pubblica amministrazione.
L'interrogativo.
Le amministrazioni comunali saranno effettivamente capaci di rendere esecutivi tutti i progetti finanziati, rispettando i requisiti richiesti dall’Unione europea?
Cosa succede finora con il Fondo sociale europeo ?
Ai progetti partecipano tre figure: il programmatore, l’attuatore e il realizzatore. Il programmatore generalmente è lo Stato centrale -o soggetto diverso- che finanzia il progetto.
L’attuatore è il soggetto cui compete la decisione di finanziare il progetto. Infine, il realizzatore è il soggetto che realizza effettivamente il progetto. a) Nel caso di opere e lavori pubblici coincide con il titolare del contratto di appalto che esegue materialmente l’opera. b) Nel progetto di acquisto di beni o servizi, il realizzatore è individuabile con il titolare del contratto di appalto chiamato a fornire i beni o a erogare il servizio.
I progetti finanziati dal Fse hanno sempre interessato diverse linee di intervento: la promozione di sistemi di trasporto sostenibili, le politiche attive per il lavoro, l’inclusione sociale (asili nido gratis, assistenza sociale alle persone in difficoltà economica, anziani e disabili); il rafforzamento della pubblica amministrazione, tramite appositi corsi di formazione.
In alcuni progetti i comuni sono stati unici attuatori o realizzatori. Finora nel Sud esiste poca esperienza nella gestione di progetti Fes.
La principale diversità territoriale fra Nord e Sud dell'Italia sta nella capacità dei comuni di utilizzare a pieno le risorse pubbliche destinate ai loro progetti. Sappiamo tutti che la Regione Sicilia è stata in prima fila finora nel mandare indietro -in Europa- i fondi ad essa assegnati.
I comuni del Sud e del Centro Italia dovrebbero inevitabilmente rafforzare la loro governance. Fra le misure da mettere in campo ci sarebbero: l’istituzione di una cabina di regia centrale che intervenga in aiuto di quegli enti che dimostrano di aver meno capacità gestionale dei progetti loro affidati. Questa occasione del sostegno europeo è probabilmente l'unica opportunità per diminuire il divario tra Nord e Sud. Ma per fare ciò il Sud deve saper spendere i fondi che gli saranno destinati, e poi di farlo nel modo più efficiente possibile. Non mancano i timori, nonostante le aggregazioni fra enti che si rincorrono in questi giorni. Come dimenticare ciò di cui sono stati capaci in tema di utilizzo i fondi europei gli assessorati regionali siciliani ?
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