Giornale di Sicilia 5-6 Gennaio 1904
Il Sanguinoso conflitto di Bisacquino
Interessanti particolari
Come venner ucciso il brigante Mirto.
Come avvenne lo scontro - L'eroismo delle guardie.
Bisacquino 4- (Montalbano) Il paese è tuttavia sotto l'impressione delk tragico avvenimento; da un conto di cordoglio vivissimo per la morte della povera guardia Filetto; da un altro canto il compiacimento per la felice operazione con la quale i nostri territori sono stati liberatri da un andare, particolarissimo bandito che molestava frequentemente questi proprietari.
Non è ancora un mese il Mirto tentava un ricatto in pregiudizio di un nostro concittadino ricco proprietario, ingiungendogli di pagargli lire 15.000.
Ieri, domenica, la squadriglia di stanza a Roccamena, composta dei cinque agenti in borghese di cui già avete riportato i nomi, poco prima delle undici si allontanò dal paese per il consueto servizio di perlustrazione.
A quanto mi viene affermato, il sottoprefetto di Corleone, dietro informazioni avute, aveva raccomandato al delegato Cornetta, cui era affidato il comando di questa squadriglia, di tenere d'occhio l'ex feudo Bruca, di cui è proprietario il Barone Bona e gabellotto il signor Salvatore Agosta da Poggioreale, ed il cui campiere non è, a quanto pare, in odore di santità.
Il Cornetta perciò diede alla squadriglia le opportune disposizioni perchè facesse una capatina, con tutte le precauzioni nella masseria dell'Agosta, non potendo egli muoversi da Chiusa Sclafani ove l'intrattenevano importsanti ed urgenti pratiche da espletare.
L'ex feudo Bruca, dista circa tre chilometri da Roccamena.
La squadriglia, di cui aveva il comando la guardia scelta Visconti, giunta in prossimità della masseria, secondo aveva raccontato il Cornetta, si divise in due sottosquadriglie.
L'una composta di tre uomini si avanzò dalla parte posteriore, costeggiando il monte l'altra verso il fronte di casamento.
Così la masseria venne, si può dire, imspettatamente, circondata. Infatti, quest'ultima sottosquadriglia potè giungere sino nel piazzale in cui si apre la porta della masseria, inosservata.
Presso il cancello si trovavano il campiere dell'ex feudo ed uno sconosciuto, il quale, scorgendo le guardie rientrò frettolosamente nella masseria, salendo al primo piano. Il campiere, invece, un pò imbarazzato, affettando una grande tranquillità si fè incontro alle guardie chiedendo, rispettosamente se avessero da dargli comsandi.
-Chi è colui che s'è allontanato? chiese una delle guardie.
-E' un contadino che lavora nel fondo, rispose il campiere, giungendo le mani sul petto, quasi si potesse dubitare delle sue asserzioni.
-Ebbene, desideriamo parlargli.
A questo punto il campiere perdette la sua apparente indifferenza e giurò e spergiurò che la persona allontanatasi era un uomo dabberne, da lui conosciuto, incapace di far male ad una mosca.
Ma le guardie insospettite dal contegno del campiere, vollero entrare nel casamento, dove il campiere, continuando a giurare, le seguì.
Nella stanza retrostante a quella di entrata le guardie rinvennero un individuo che. sdraiato su un mucchio di fieno, sonnecchiava placidamente.
Le guardie chiesero al campiere chi fosse colui e quegli rispose che era un contadino di Chiusa Sclafani. Avvicinatosi al dormiente, gli agenti lo destarono.
Quegli scorgendo le guardie, sorse in piedi, confuso, ammiccando alla porta con l'evidente intenzione di darsi alla fuga; ma le guardie lo circondarono, chiedendogli le generalità.
-Io sono un povero sensale di animali, venuto per far compra di vascche -rispose lo sconosciuto, senza affrettarsi a declinare il suo nome- e sono nativo di Partinico.
Le guardie compresero che avevano a che fare con malfattori e sospettando che il loro numero fosse superiore al loro, tanto per porne uno nell'impossibilità di poter nuocere, lo perquisirono.
A questo punto il campiere impugna improvvisamente un fucile e lo scarica contro le guardie. Il colpo va a vuoto: i cinque agenti saltano fuori e s'impegna un vivo fuoco fra briganti e campieri, contro la forza pubblica.
Alla prima scarica una guardia venne ferita, e ad onta di questo, intanto che il fuoco dura si trascina, come meglio può, nella vicina Roccamena per chiedere rinforzi. Ma prima che i rinforzi arrivassero altri della squadriglia vengono posti fuori combattimento e di essi due feriti gravemente ed uno morto. Resta a sostenere il fuoco un solo agente.
A un certo punto uno dei briganti, dicessi il Mirto, affacciasi alla finestra e dice alla guardia:
-Fammi saltare! Fammi scappare!
-No, arrenditi!
Ma il malandrino vigliaccamente scarica il suo fucile sulla guardia, la quale rimane illesa fulmina il brigante, ed il Mirto, invece di saltar vivo dalla finestra precipitò a terra esanime mandando gran copia di sangue da una ferita al petto.
Arrivati i rinforzi di Roccamena i briganti si arrendono.
Questi i particolari che ho potuto raccogliere intorno al sanguinoso dramma brigantesco.
Verso la sera di ieri qui fu tradotto arrestato il signor Agosta Salvatore e col treno delle 21 una guardia gravemente ferita, che è stata ricoverata in questo civico ospedale.
Questo pretore avv. Fazio col cancelliere Rini si trova sul teatro del sanguinoso conflitto per las constatazione di legge.
Il trasporto dei cadaveri pei funerali della guardia. Contessa Entellina 5, ore 20- (Schirò) Il cadavere del Mirto e quello della guardia Filetto, compiute le constatazioni di legge, vennero qui trasportati.
I funerali del Filetto, avranno luogo domani, alle ore 15. Sono giunti il sottoprefetto di Corleone, cav. De Bonis, il capitano delle guardie cav. Valenza, parecchi funzionari.
Sono già pervenute numerose corone, tra cui una del prefetto De Seta, una degli ufficiali delle guardie ed una della Compagnia di Palermo, cui apparteneva l'ucciso.
Continua
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Con la pubblicazione di alcuni articoli ripresi dal Giornale di Sicilia di oltre un secolo fa, oltre a narrare le vicende banditesche sul territorio prossimo a Contessa Entellina, ci siamo proposti di scoprire chi sia il milite sepolto nel locale cimitero sotto una tomba con una colonna che vi si erger sopra.
Gli articoli sulla vicenda banditesca del primo Novecento che ci sono pervenuti sono ancora altri, e continueremo a pubblicarli. Ci aiutano a capire il mondo difficile che fu dei nostri nonni e bisnonni.
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