Estratti dalla
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE
D'INCHIESTA SULL'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PER LA RICOSTRUZIONE
E LA RIPRESA SOCIO - ECONOMICA DEI TERRITORI DELLA VALLE DEL BELICE
COLPITI DAI TERREMOTI DEL GENNAIO 1968
(Istituita con legge 30 marzo 1978, n. 96)
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CAPITOLO V
LE QUESTIONI DI ORDINE GEOLOGICO
È interessante notare che subito dopo il terremoto furono eseguiti
tre studi (1). Due di questi vennero condotti per iniziativa del Centro
di studio per la geologia tecnica del Consiglio nazionale delle ricerche
e resi pubblici nel corso del 1968. (Bosi, Cavallo e Manfredini: Il terremoto della Valle del Belice; gennaio 1968 - Bosi, Cavallo, Francavilla: aspetti geologici e geologico-tecnici del terremoto della Valle del Belice
del 1968).
La terza relazione svolge una ricerca sismologica e fu pubblicata nel
giugno 1968 (De Panfilis e Mercelli: Il periodo sismico della Sicilia occir
dentale iniziato il 14 gennaio 1968).
Dalla documentazione esistente presso la Commissione non risulta
che questi studi siano stati tenuti presenti, o comunque esaminati, da
coloro che hanno condotto, a diverso titolo, indagini geologiche.
Per quanto si riferisce all'indagine geologica dei siti ove trasferire
gli abitati danneggiati si ha il seguente quadro delle iniziative prese:
a) per iniziativa dell'ISES, nel corso del 1968, il prof. Floridia
redasse uno « Studio geologico per la scelta delle aree di trasferimento
dei centri colpiti dal terremoto del 1968 nella Valle del Belice in Sicilia ».
b) L'Ispettorato generale richiese l'intervento del servizio geologico di Stato per un controllo sulle aree precedentemente selezionate in
base alla relazione Floridia.
La richiesta fu evasa con una relazione dei geologi Balboni e Brugner,
datata 9 dicembre 1969: « Idoneità delle zone di trasferimento degli
abitati colpiti dai terremoti del gennaio 1968 ».
c) L'ISES, per conto della Regione Sicilia, Assessorato allo sviluppo economico, nel quadro della redazione del Piano territoriale di
coordinamento n. 8 commissionò uno studio geologico redatto da Ruggeri: ISES - Sicilia Occidentale, piano territoriale di coordinamento,
n. 2 geologia).
Questo studio, senza data, è stato redatto prima del 14 giugno 1979,
data in cui il piano di coordinamento e gli allegati furono esaminati dal
Comitato tecnico amministrativo del provveditorato alle opere pubbliche di Palermo.
d) Studi parziali sulle aree.
Questi studi furono compiuti dall'ISES in ossequio alla convenzione
n. 6 con l'Ispettorato generale stipulata il 19 aprile 1970.
Queste indagini furono fatte in tempi diversi, e furono eseguite sostanzialmente con il metodo delle perforazioni.
Gli studi dell'ISES furono affidati a Società di perforazioni, a centri
di analisi, a geologi di Enti pubblici o privati.
Dopo aver così riassunto in modo sintetico il quadro delle iniziative poste in essere, e prima di svolgere su di esse alcune osservazioni
critiche, appare necessario richiamare quale dovrebbe essere, in linea
logica e in linea pratica, la successione delle fasi attraverso le quali si
articola l'intervento geologico di una zona terremotata.
Queste fasi, ben distinte, sono tre: la prima comprende la scelta
immediata di località idonee al trasferimento provvisorio degli insediamenti
La seconda contempla uno studio geologico generale al fine di
selezionare le aree più favorevoli per gli insediamenti definitivi.
La terza prevede ricerche geologiche e geofisiche di dettaglio sulle
aree precedentemente selezionate al fine di acquisire una conoscenza
tale del sito da garantirlo per quanto riguarda il rischio, sia sismico
che geologico (frane, alluvioni, ecc).
Questa sequenza di operazioni è stata, ad esempio, seguita in Friuli.
La stessa cosa non si può dire, alla luce della documentazione acquisita dalla Commissione, per quanto si riferisce al Belice.
Infatti si possono avanzare le seguenti osservazioni:
1) sulla scelta delle aree per gli insediamenti provvisori, manca
ogni documentazione geologica che illustri i criteri seguiti. Poiché dagli
organi competenti è stato comunicato che non esiste altra documentazione oltre quella inviata alla Commissione è da presumere che nessuna
indagine geologica sia stata svolta per la localizzazione delle baraccopoli.
2) Per quanto riguarda lo studio generale sulla scelta dei siti
definitivi, sono disponibili due relazioni. La prima, curata dal prof.
Floridia per incarico dell'ISES; in essa viene segnalata una serie di aree
aventi grado diverso di idoneità ai fini della ricostruzione. Per ognuna
sono suggeriti, seppure in forma generale, i principali accorgimenti da
usare prima e durante la ricostruzione.
E' difficile esprimere un giudizio sulla validità delle scelte fatte,
essendo la relazione soltanto descrittiva ed inoltre priva di ogni documentazione che suffraghi quanto affermato.
La seconda relazione, anche essa di carattere generale, è stata curata
da geologi del servizio geologico di Stato, dietro richiesta dell'Ispetto^
rato generale di Palermo ed in attesa che venisse definito e approvato il
piano operativo di ricostruzione. Essa si riferisce alle aree già individuate nella relazione precedente, rinunciando pertanto a prendere in
esame scelte migliori, pur possibili. Inoltre, dato il poco tempo messo
a disposizione, i geologi di Stato hanno eseguito un controllo soltanto
su base morfologica e su conoscenze già acquisite.
E' venuta quindi a mancare ogni ricerca geologica secondo un programma finalizzato che avrebbe portato a scelte più documentate, permettendo non soltanto in seguito di accelerare le operazioni di ricostruzione, ma anche di fornire maggiori garanzie per il futuro.
Dalle due relazioni appare chiaro che la scelta delle aree è stata
fatta entro limiti tracciati in precedenza, secondo un'ipotesi di assetto
territoriale che l'ha condizionata. Ciò ha portato a rinunciare anche a
scelte migliori per rimanere nei limiti tracciati dalle linee urbanistiche.
3) L'esatta successione cronologica di alcune operazioni è poco
chiara. Ad esempio la prima relazione generale sui siti (Floridia), dalla
quale partono tutte le operazioni geologiche successive, porta la data
del gennaio 1969, posteriore a quella del servizio geologico che fu commissionata dall'Ispettorato generale con lettera del 5 novembre 1968 e
portata avanti in un mese (9 dicembre 1968), che pure aveva lo scopo
di sottoporre a verifica le aree precedentemente selezionate proprio
in base al documento Floridia. Ciò denota in ogni caso l'esistenza di
uno scoordinamento di iniziative e l'assenza di direttive univoche e
chiare da parte dell'Ispettorato generale.
Sta di fatto che il servizio geologico di Stato — che avrebbe dovuto
essere il primo interlocutore degli enti operanti per gli interventi nella
Valle del Belice (Regione Sicilia, ISES, Ispettorato, Comuni ecc.) sia
con la messa a disposizione di una cartografia geologica utile alla
pianificazione del territorio, sia con una consulenza completa per lo
studio delle aree — fu investito del problema in modo del tutto marginale, e comunque in tempi e modi fortemente condizionati da scelte
precedenti. La qual cosa non gli impedì comunque di esprimere giudizi
fortemente critici per le localizzazioni prescelte.
4) Gli studi di dettaglio sulle singole aree prescelte si limitano
sopratutto ad indagini geognostiche. Le indagini sono state effettuate in
prevalenza avvalendosi di perforazioni. Sono stati del tutto ignorati i
mezzi geofisici che pure avrebbero potuto fornire in molti casi utili,
rapide e meno costose informazioni.
5) Mancano inoltre documenti per:
— chiarire il programma dei lavori eseguiti;
— permettere l'accertamento che le aree utilizzate per i nuovi
insediamenti sono conformi alle scelte segnalate nelle relazioni geologiche;
— accertare che i lavori di sistemazione idraulico-forestali preventivi e quelli di contenimento nel corso delle opere di urbanizzazione
sono stati eseguiti.
Fin qui si è cercato di mettere in luce le incertezze, le superficialità
e le omissioni che si possono registrare al momento della scelta dei
siti destinati ai nuovi insediamenti abitativi.
Ma questa relazione deve anche far cenno alle conseguenze che sono
derivate da un simile modo di procedere.
La più eclatante e grave di queste conseguenze venuta in luce fino
a questo momento è l'incremento dei costi, talvolta di notevole importanza, causato da sorprese verficatosi all'atto della esecuzione delle fondazioni degli edifici, dei muri di sostegno, delle massicciate stradali.
Dagli atti della Commissione si rileva che nella stesura dei progetti non si fa quasi mai cenno a studi geognostici compiuti prima della
redazione del progetto.
Per di più viene documentato un fatto grave: la maggior parte dei
progetti di opere di urbanizzazione o di edilizia furono predisposti, ultimati ed approvati prima che fossero state avviate o completate le indagini geognostiche.
Dalla documentazione relativa a 13 appalti di indagini idrogeognostiche affidati dall'ISES a ditte specializzate si rilevano a questo proposito i seguenti dati:
— a Calatafimi le indagini geognostiche furono ultimate il 9 settembre 1975, il progetto dell'urbanizzazione era stato approvato in precedenza il 16 luglio 1974; la perizia supplettiva riguardante la maggiore
spesa per fondazioni è del 16 febbraio 1976;
— a Camporeale; le indagini terminarono il 10 febbraio 1971, tutti
i progetti edilizi e di urbanizzazione furono approvati prima di tale data,
salvo un piccolo lavoro stradale (cunettone);
— a Contessa Entellina si ripete la stessa situazione;
— a Gibellina, le indagini terminarono il 22 dicembre 1970; su 10
progetti, soltanto quattro sono anteriori a detta data; gli altri sono posteriori ma evidentemente i progettisti non tennero conto delle indagini
(o non furono loro comunicate), come si evince dal fatto che sempre si
resero necessarie perizie suppletive per aumento delle fondazioni;
— a Menfi, le indagini terminarono il 14 febbraio 1970; su 6 progetti, tre furono approvati prima di tale data;
— a Montevago, le indagini furono ultimate il 30 maggio 1970;
solo quattro progetti su otto furono appaltati dopo, comunque anche per
essi non si tenne conto dei risultati delle indagini;
— a Partanna, le indagini si conclusero il 25 marzo 1971; solo 3
lavori su 9 furono approvati dopo tale data, comunque tutti comportarono perizie suppletive per le fondazioni;
— a Poggioreale, le indagini furono ultimate il 10 novembre 1970,
su quattro progetti, 1 solo venne approvato prima;
— a Salemi, tutti i progetti furono approvati prima dell'ultimazione delle indagini avvenuta I'll ottobre 1971;
— a Sambuca, 2 progetti su 3 vennero approvati dopo la fine
dell'indagine (12 dicembre 1970);
— a S. Margherita Belice, 4 lavori su 6 furono approvati prima
dell'indagine;
— a S. Ninfa, terminate le indagini il 16 marzo 1971, tutti i progetti furono approvati prima di tale data;
— a Vita, terminate le indagini il 5 febbraio 1971, due soli progetti su sette vennero approvati dopo tale data.
In altri casi, quando le progettazioni furono eseguite in tempi successivi alle indagini geognostiche, sembra evidente che di queste non
si tenne conto. Infatti per la quasi totalità delle opere, a una certa distanza di
tempo dall'avvenuto appalto dei lavori, si accertano immancabilmente
sorprese circa la natura del terreno, e quindi si ravvisa la necessità di
effettuare nuove previsioni e di aumentare la spesa per l'esecuzione delle
fondazioni.
Alla qualità pessima, e comunque non prevista, del terreno (terreni
torbosi, argille rimaneggiate, oppure rocce tenere o da mina, trovanti
ecc.) si aggiunge la presenza quasi costante di vene idriche più o meno
profonde che rendono necessari, a parere degli esecutori, importanti
lavori di drenaggio perimetrale dei fabbricati o l'aumento di previsione
delle fondazioni, dei muri di sostegno e dello spessore nei corpi stradali.
Ne risulta un dato costante così caratterizzato:
— che le differenze tra le situazioni previste e quelle trovate all'atto esecutivo appaiono generalizzate a tutti i lavori;
— che l'iniziativa di variare, sempre nel senso di una maggior
spesa, proviene sempre dai direttori dei lavori i quali, nelle loro relazioni, non una sola volta fanno cenno agli studi geognostici compiuti
ed alle previsioni relative;
— che le indicazioni fornite dai direttori dei lavori per la richiesta
di opere suppletive sono sempre formulate in modo molto vago, senza
alcuna descrizione tecnica precisa e senza mai un dato concreto numericamente espresso, desunto da esaurienti prove geotecniche o anche
da più semplici e più spedite prove penetrometriche, ormai di largo e
facile uso.
Questi fatti, che risultano chiaramente dalla documentazione in
possesso della Commissione, contrastano con quanto dichiarato nella
sua audizione dall'Ispettore generale Corona, secondo il quale gli accertamenti geognostici dovevano precedere la progettazione degli edifici.
Nella realtà invece risulta che la maggior parte delle approvazioni
dei progetti hanno preceduto le analisi geognostiche.
Per concludere su questo punto, è da dire che dalla documentazione
acquisita non è stato possibile quantificare il maggior costo che l'assenza
o la carenza di indagini geologiche o il mancato coordinamento fra
queste e la progettazione ha comportato nella esecuzione delle opere
pubbliche e dell'edilizia sociale e residenziale.
Inoltre è da sottolineare che questo maggior costo per le opere
di fondazione si protrarrà negli anni avvenire accompagnando, come un
ulteriore onere, il processo di costruzione di abitazioni ad iniziativa
privata.
E' questa una responsabilità che tocca in primo luogo gli organi preposto alla approvazione dei progetti ed al controllo della esecuzione di
essi. In secondo luogo essa va addebitata a quella commistione di ruoli
e di funzioni che ha contraddistinto fin dall'inizio il rapporto fra ISES
e Ispettorato generale e che si è protratta tanto a lungo, consentendo
all'ISES di muoversi con assoluta libertà di iniziativa e confusione di
tempi e procedure nei distinti momenti della pianificazione, della progettazione, dell'appalto e della direzione dei lavori.
Questi argomenti di giudizio circa il fatto di una scelta affrettata e
indirizzata proprio verso terreni inidonei, con conseguente forte aumento dei costi di costruzione a causa delle varianti risultate necessarie
per le fondazioni delle varie opere, inducono ad ulteriori considerazioni
sul piano giuridico, con riferimento alla sussistenza di responsabilità
per essersi proceduto alla progettazione di opere pubbliche senza approfondita conoscenza dei terreni. Si ricorda infatti che il decreto ministeriale 29 maggio 1895 sulla compilazione dei progetti (articoli 10, 15
e 23) impone la preventiva esecuzione di adeguati «assaggi» mediante
trivellazioni e pozzi per l'esatta conoscenza delle strutture geologiche
e la corretta impostazione delle opere. Ed il regio decreto 25 maggio
1895, n. 350, sulla direzione dei lavori impone, prima della consegna
dell'opera e della stessa gara, di verificare la rispondenza del progetto
con le condizioni — tra l'altro — del suolo e del sottosuolo (art. 5).
Nella valutazione, peraltro, della descritta situazione dovrebbe tenersi conto delle condizioni di estrema urgenza in cui gli organi responsabili
della ricostruzione si trovarono ad operare, sia per la situazione obiettiva
da fronteggiare sia per le comprensibili pressioni ed istanze provenienti dalle amministrazioni locali interessate.
Le disfunzioni e le anomalie riscontrate nel procedimento sono
comunque tali da fare ritenere alla Commissione opportuna una attenta
valutazione, da parte degli organi competenti, di ogni eventuale profilo
di responsabilità.
(Segue)138