Per una questione di vicinanza geografica i media ci informano su ciò che avviene a sud della Sicilia, in Libia, anche se la politica estera (affidata in Italia al capo dei populisti, ancora oggi al governo) è difficile farla scadere a problematica gestibile da dichiarazioni facilone, come se si trattasse di dichiarare dal balcone di Palazzo Chigi "abbiamo abolito la povertà".
Momento delicato per ciò che capita da un punto all'altro del Medio Oriente. |
L’escalation che contraddistingue da giorni lo scontro Usa-Iran, dopo l’operazione voluta da Trump contro Qassem Soleimani, il comandante delle brigate al Qods del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, colpito da un drone americano a Baghdad vede l'Italia -che pure ha in Iran oltre un migliaio di militari- defilata e (forse) impreparata a poter dire qualcosa. Anche perchè sa di non venire ascoltata. Nei momenti gravi le chiacchiere populiste non valgono nulla, infatti.
Sulla Libia, la strategia di Palazzo Chigi e della Farnesina è quella di rilanciare l’iniziativa diplomatica dell’Unione europea che è del tutto tardiva dal momento che il governo di Tripoli si è ormai consegnato al governo turco. A noi italiani che abbiamo sempre avuto rapporti privleggiati con quel governo non resta che fare gli spettatori. La partita ormai verrà giocata da altri.
Fiiguriamoci se il nostro ministro degli esteri potrà avere un ruolo sulla complicatissima partita Iran/Usa !
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