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venerdì 17 gennaio 2020

Contessa Entellina. Da società contadina a società in cerca di identità

Nei tempi andati, quando il nostro paese -Contessa Entellina- occupava nell'insieme della realtà produttiva dell'isola e precipuamente del corleonese, o forse per meglio precisare, possedeva una funzione agricola considerevole e precisa, il 17 gennaio veniva ricordato Sant’Antonio Abate, patrono degli animali. La piazza Matrice e gran parte dello Spiazzo Greco venivano riempiti di bestiame perchè dai papàs venisse impartita la benedizione.
Nella foto, il celebrante è il parrco Papàs Gassisi.
I due sacerdoti sono a sx di chi osserva Papàs Nicola LoJacono, a
destra Papàs Pietro LoJacono.

Curiosità: nei secoli passati la grandissima maggioranza
dei papàs erano in assoluto LoJacono.
Contessa era un paese prettamente agricolo, centro cerealicolo per eccellenza e soprattutto località di ampi e consistenti allevamenti. Le condizini di vita di certo non furono mai -in quell'assetto di vita feudale- eccellenti (lo testimonia l'emigrazione sempre rilevante, sin dai primissimi decenni dall'arrivo degli arbëreshe qui). Tradizionalmente, gli animali – non solo cani e gatti come può succedere ai nostri giorni, ma soprattutto quelli della tradizione contadina, che ogni anno venivano distolti dai pascoli e dai servizi nei campi per essere posti sotto la protezione del santo che nella raffigurazione popolare è il protettore degli animali domestici e da lavoro, Sant'Antonio, il santo ritiratosi nei deserti egiziani per non farsi contaminare dalla società vanitosa degli uomini.
Chi scrive ha nitida memoria delle benedizioni al bestiame dell'ultima e declinante società contadina, quella degli anni cinquanta del Novecento, quando Papàs Janni Di Maggio e Papàs Gaspare Schirò impartivano la benedizione a decine e decine di  mucche, asini, pecore, capre, cavalli, galline e conigli delle razze più varie e curiose fatte affluire dai garzoni e dai loro proprietari dalle stalle (presenti in ogni abitazione pre-terremto '68) e pure dalle masserie sparse sul territorio.
Oggi simili evenienze, quando si svolgono in talune località dell'isola, diventano eventi -definiti la “Giornata dell’Allevatore”- ma non mostrano sul proprio sfondo nè Chiesa, nè Papàs, nè altri religiosi. Spesso sono i politicanti dell'isola -privi di fantasie- che cercano consenso usando denaro pubblico con cui indicono manifestazioni che vorrebbero essere popolari. 
Quegli -antichi ?- avvenimenti erano invece specchio di un modo reale e vero di vivere,  ed allora costavano nulla all'erario pubblico.

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