Da due giorni chiunque avverte che mai come adesso siamo prossimi ad un crinale da cui se non alziamo l'attenzione e la voce rischiamo, tutti, proprio tutti, di essere trascinati in una situazione ad alto rischio per il destino del nostro piccolo mondo. Un piccolo mondo su cui la crisi di una area si ripercuote immediatamente sull'intero pianeta.
Per quanto personalmente ho capito sulla vicenda Usa-Iran mi pare di poter dire che la situazione si è spinta tanto in avanti non tanto a causa dell'antagonismo Occidente/Islamismo estremista. No.
La vicenda è molto diversamente chiara: Gli Usa di Trump (senza muoversi assieme ai tradizionali alleati) puntano ad esacerbare i rapporti con l'Iran degli ayatollà per ragioni elettorali loro interne.
Il gioco e le "voci grosse" pare si stiano spingendo troppo in avanti, come mai accaduto dal secondo dopo-guerra mondiale.
Trump si comporta come un imperatore romano, non consulta gli alleati, mette a rischio le relazioni ed i rapprti economici degli alleati europei che dal mondo arabo/islamico dipendono per le risorse energetiche. Il suo comportamento pare si stia spingendo fino al punto da far pensare che la tensione di queste ore serva più a danneggiare l'Europa che a imporre correzioni (improbabili) alla politica degli ayatolla.
Speriamo che l'analisi ora esposta sia errata. Lo vorremmo.
Se così è, Trump sbaglia comunque nel mettere l'Europa dinnanzi a fatti da lui voluti e compiuti senza avere consultato gli alleati della Nato. Le alleanze sono tali se non esistono primi della classe e gli altri soci al seguito.
Noi italani non scordiamoci che abbiamo alcune centinaia di soldati nell'irrequieto Iraq, il cui Parlamento proprio oggi 5 gennaio ha chiesto l'allontanamento di tutti i militari stranieri dal suo territorio. Militari che si trovano li -assieme ad altri soldati alleati Nato- su richiesta di quel governo.
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