L'8 Gennaio 1944 ha inizio nell'orbita poltica della Repubblica Sociale Italiana guidata da Benito Mussolini -a Verona- il processo ai componenti del Gran Consiglio del Fascismo, tra cui il genero dello stesso Mussolini Galeazzo Ciano, che il precedente 25 luglio avevano sfiducito lo stesso capo del Fasciismo dalla carica di capo del Governo.
In quel gennaio del '44 l'Italia era divisa in due. Nelle strade,
nelle città e sulle montagne del centro e del nord si combatteva una guerra
fratricida. A Verona i puri e duri della Repubblica Sociale intesero vendicare
il 25 luglio (giorno della caduta del fascismo e dell'arresto di Mussolini)
e punire i 19 gerarchi fascisti membri del Gran
Consiglio del Fascismo che avevano votato l'ordine del giorno Grandi sulla
decadenza di Mussolini.
La
Repubblica sociale con un decreto 11/11/43, di fatto una norma penale con
effetti retroattivi, intese vendicare la decadenza del Cap del Fascismo,
costituendo un tribunale destinato solamente a giudicare coloro che avevano
approvato l'ordine del giorno.
Il personaggio più ambìto fra i condannati, Galeazzo Ciano, non aveva esitato a cercare rifugio in Germania, convinto com'era che la sua parentela col Duce gli avrebbe assicurato l’impunità.
Il personaggio più ambìto fra i condannati, Galeazzo Ciano, non aveva esitato a cercare rifugio in Germania, convinto com'era che la sua parentela col Duce gli avrebbe assicurato l’impunità.
Ma si sbagliò, l'esito del processo era scontato
9in partenza.
Il processo
si celebrò dall'8 al 10 gennaio del 1944 nel maniero di
Castelvecchio, nel quale solo pochi giorni prima il Congresso del neonato
Partito Fascista Repubblicano aveva invocato a gran voce la morte dei
"traditori dell'idea".
Cinque furono le condanne a morte, per Ciano,
Marinelli, Gottardi, De Bono e Pareschi e una condanna a trent'anni per Cianetti
(che salvò la pelle per aver ritrattato il giorno successivo la sua adesione
all'ordine del giorno Grandi).
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