Il 13 Gennaio 2012 la nave da crociera Costa Concordia urta degli scogli a 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo, causando 32 morti e 80 feriti con la conseguenza dell’evacuazione totale delle 4229 persone a bordo della nave tra equipaggio e passeggeri.
Sul banco degli imputati rimase il comandante Francesco Schettino.
La crociera era partita da Civitavecchia, si chiamava "Profumo di agrumi" e doveva arrivare a Savona, ultimo porto di approdo. Non ci arrivò mai perché quella notte del 13 gennaio 2012 nell'inchino al Giglio (Schettino non avvertì la compagnia Costa della decisione di cambiare rotta), la nave urtò gli scogli, ruotò su se stessa e con una falla di settanta metri nello scafo si appoggiò a uno sperone di roccia piegandosi su se stesso davanti agli scogli della Gabbianara, all'Isola del Giglio.
Schettino è stato accusato di reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di incapaci e omessa comunicazione all’autorità marittima. L'accusa in primo grado chiese 26 anni, ma non venne riconosciuto l’aggravante del naufragio colposo e l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi.
La condanna definitiva, in Cassazione, è stata di sedici anni.
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