Lo dice Andrea
Camilleri in
un'intervista a
Repubblica:
"Non ho rimpianti per il passato. Però questo è davvero un
brutto passaggio nella storia italiana che temo non abbia paragoni con altri periodi", ed
aggiunge l'Italia di oggi è "un
paese che torna indietro, come i gamberi. È come se avesse cominciato a
procedere in senso inverso, smarrendo le importanti conquiste sociali che aveva
realizzato in passato. Se devo essere sincero, io non riconosco più gli
italiani".
Con riferimento al ministro
dell'Interno e leader della Lega, Matteo Salvini: "Non voglio fare
paragoni ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso
consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini. Ed è un
brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello
che abbiamo sempre nascosto. Prima di tutto il razzismo. Noi ci siamo riparati
dietro l'immagine stereotipata di 'italiani brava gente', ma non è sempre stato
così, specie nell'Africa Orientale. Su questo preferisco sorvolare. Però
ricordo ancora le scritte che mi accoglievano a Torino negli anni Sessanta
quando andavo a lavorare nella sede Rai: 'Non si affittano case ai
meridionali'".
"Una delle mie più grosse pene è proprio questa: a novantatré
anni, a un passo dalla morte, mi trovo a lasciare a nipoti e pronipoti
un'Italia che non mi aspettavo di lasciare in eredità. I miei uomini politici
si chiamavano De Gasperi, Togliatti, Nenni, Sforza. Avevano un preciso concetto
dello Stato e di quello che si poteva fare del paese. Abbiamo ricostruito
l'Italia, ora la stiamo risfasciando. Per questa ragione sento di aver fallito
come cittadino italiano. E mi pesa molto”.
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