Quando ancora non tutti
gli esseri umani
erano cittadini
A nostri giorni ci stupiamo di tanti, molti fatti:
-la corruzione dei politici, che starebbero già bene in casa loro per le tante bende, pre-bende e vitalizi che riscuotono;
-per le leggi ad personam che i tanti Consigli Regionali della penisola elaborano e votano;
e molto altro ancora.
In quei primi anni del Novecento, su cui da più puntate ci soffermiamo, nel nostro Bel Paese ne succedevano di tutti i colori, proprio come oggi ne assistiamo di tutti i colori e di tutte le specie. Perché quindi ci stupiamo per ciò che accade ai nostri giorni attorno a noi ?
Per dirne una: Gabriele D'Annunzio, poeta si, letterato si, ma pure uomo della vita pubblica italiana e uomo politico si vide costretto ad andare esule in Francia perché inseguito dai debiti che aveva contratto e mai onorato.
In quel primo Novecento non erano pochi gli uomini le cui foto, interviste e apparizione erano frequenti sui giornali che già cominciavano ad usare droghe e a gustare, come essi dicevano: "la dolcezza della morfina".
Erano tempi in cui chi poteva, e nelle nostre zone interne dell'isola potevano solamente i latifondisti di Vaccarizzo, si faceva fotografare con guanti, bastone e cilindro ben lucido.
Erano pure tempi, per chi da secoli aveva sempre potuto, di nostalgia. Il conte Greppi che fu senatore del Regno fino a poco prima del Fascismo rivolto alla contessa Rospigliosi, imparentata con gli ultimi discendenti dei Colonna, i signori di ^Chiusa-Contessa-Burgio etc.^, ebbe a dirle -secondo quanto leggiamo da un testo di Enzo Biagi-: "Smettetela di lagnarvi perché i vostri valletti sono sgarbati. Quando non esisteranno più domestici, non ci sarà più una società possibile. Durante la mia giovinezza, a Roma, un cardinale aveva diritto a cento lacché, e Paolina Bonaparte ne comandava tre volte tanti. Ho incontrato Nietzsche, in Svizzera, e mi ha detto: 'Il XX secolo sarà essenzialmente il secolo della guerra' ed allora che ne sarà di voi ?".
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