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sabato 14 luglio 2018

Vitalizi. C'è demagogia nell'iniziativa governativa-populista; ma c'è (ed è più grave) incoscienza su ciò che la Sinistra (ante e post-comunista) ha tollerato.

Un caso che ci fa capire
come per gli italian la legge pensionistica finora
non è stata uguale per tutti.

Walter Veltroni, il fondatore del Partito democratico è andato in pensione a 49 anni, il 20 luglio del 2004, quando svolgeva il ruolo di Sindaco di Roma.

Da quel giorno ha riscosso un vitalizio mensile da 9.850,58 euro, oltre allo stipendio da sindaco della capitale che a quell'epoca valeva altrettanto. 
Nel 2004 l'età pensionabile per gli italiani, grazie a una nuova modifica di legge approvata proprio quell'anno era salita a 65 anni. Veltroni non ha quell'età (65 anni) nemmeno oggi (ha infatti 63 anni), ma visto che era entrato in parlamento nel 1987 si è portato dietro le regole dell'epoca e ha potuto riscuotere il vitalizio 16 anni prima di quello che la legge consentiva a tutti gli altri italiani.

Nel 2008 si è ricandidato in Parlamento e il vitalizio gli è stato sospeso perché intanto prendeva l'indennità parlamentare e le due cose erano incompatibili. 
Dal 15 marzo 2013 il vitalizio è ripreso a decorrere. 
Con il ricalcolo di questi giorni applicato agli ex deputati  a Veltroni spettano  6.200 euro mensili, che è sempre una bella somma, seppure alleggerito di 3.632,66 euro al mese.

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