In una recente sentenza i giudici del Consiglio di Stato chiariscono che il controllo pubblico sulle fondazioni è funzionale alla protezione dell’interesse dell’ente, e non dei loro privati dipendenti. La sentenza, il suo spirito lo si può estendere sul controllo e sui ragionamenti che si fanno pure su tutte le pubbliche amministrazioni e sulle Istituzioni.
Avvalendosi della pessima conduzione dei partiti politici della prima e della seconda Repubblica verso quale avventura vorrebbero condurci ? |
Le forme di controllo pubblico, che in verità si definiscono garanzie della P-O-L-I-T-I-C A, - spiegano i giudici di Palazzo Spada, assoggettano le fondazioni (e qualsiasi ente pubblico o altro ente che svolga interesse pubblico, aggiungiamo noi)- sono funzionalmente preordinate alla tutela dell’ente, trovando ragione nell’assenza di un controllo interno analogo a quello esercitato nelle associazioni dei membri o da appositi organi a ciò deputati.
Questi giudizi tecnico-giuridici associati a quelli politici e di democrazia esprimibili da tutti , da chiunque (fino a quando i populisti non ci toglieranno il bene della democrazia parlamentare) esprimono non una funzione di tutela nel merito, o di controllo sulla mera opportunità delle determinazioni o gestionale o di indirizzo, che sarebbero incompatibili con l’autonomia degli enti destinatari e con la libertà politica degli amministratori (delle fondazioni); ma piuttosto una funzione di vigilanza, cioè di controllo di legittimità rispetto alla legge e alla coerenza politica; il quale controllo a sua volta non è astratto e generale, ma funzionale alla salvaguardia dell’interesse pubblico comunitario.
In miniatura abbiamo (o almeno provato) estrapolato principi di democrazia anche da una sentenza sulle "fondazioni". Forse perchè qualcuno è arrivato a discutere sulla sussistenza del regime democratico-parlamentare.
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