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domenica 18 gennaio 2015

Hanno detto ... ...

SERGIO COFFERATI, europarlamentare già del Pd
Lasciare il Pd è «una decisione non facile («soprattutto perché sono uno dei 45 fondatori), ma necessaria. Perché il voto alle primarie «è stato inquinato». E «il mio partito ignora quello che secondo me è un grande problema etico oltre che politico, che riguarda i nostri valori di riferimento».
«La sostanza della mia contrarietà è l’inquinamento delle primarie attraverso il voto sollecitato e ottenuto dal centrodestra»

Cinesi che vanno...
 «Il centrodestra - ha aggiunto - si è mobilitato per votare alle primarie del centrosinistra. È un problema politico e morale. Una parte in cui ci sono fascisti non pentiti interviene in casa dell’altro per proporre o imporre un modello di governo, non mi sorprende che lo proponga quella parte, inaccettabile è il silenzio del mio partito. Le primarie, così, praticamente non ci sono più». «Ora bisogna fare lavorare Procura e Dipartimento Antimafia, perché i seggi invalidati potrebbero essere molti di più, non solo 13». 

PIPPO CIVATI, dirigente della minoranza Pd
«Il caso Cofferati non è un caso», ha scritto il deputato della minoranza Pippo Civati. «Il Pd imbarca con orgoglio la destra (ligure e non solo) e perde molti elettori, tra i quali Sergio Cofferati. Diciamo che si tratta di un voto di scambio, come tanti in questi giorni: dentro la destra, fuori la sinistra».

ANDREA CARIGINI, giornalista de Il QN

SEMBRA montare dalla pancia dell’Europa un sentimento nuovo, nei suoi effetti contrario a quel che la ragione ha fino ad oggi teorizzato. Abbiamo trascorso i due secoli successivi alla Rivoluzione francese
allungando sempre e comunque la briglia delle libertà: il nostro istinto pare incoraggiarci oggi ad imporre quantomeno uno strattone. È la cronaca a suggerirlo. La onerosa liberazione di due giovani e a dir poco ingenue ragazze sequestrate in Siria, Greta e Vanessa, ha innescato un dibattito sull’opportunità di limitare la libertà di movimento dei singoli. Soprattutto se il prezzo di quella libertà viene pagato dalla collettività diversi milioni di euro (oltre 20, è la notizia che abbiamo pubblicato in esclusiva) arrivando persino a condizionare la politica estera degli stati. La facilità con cui la jihad islamica si organizza e miete proseliti dentro e fuori i fittizi confini europei ha riattualizzato il dibattito sul web, e da più parti si invocano regole certe per far uscire dall’anonimato chi usa Internet per programmare crimini o istigarne il compimento. In Francia si esalta la libertà di satira dei vignettisti di Charlie Hebdo, ma si mette in galera il comico Dieudonné con l’accusa di simpatizzare per i terroristi: la libertà di opinione condizionata al genere di opinione espressa.

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