Giorgio Napolitano si è dimesso dalla più alta cariuca della Repubblica da due giorni. Oggi il maggior partito (sarebbe meglio dire il contenitore più grosso di partiti) il Pd ha riunito la Direzione che ha convenuto la road map di Renzi. Questo è avvenuto sul piano formale; nella sostanza tutti hanno tenuto le carte ben coperte.
Si è percepito un certo nervosismo; ogni componente (in realtà tutte le componenti hanno delle strategie distinte ed opposte, come se fossero veri e propri partiti). La cosiddetta sinistra non scopre le carte ma non è un mistero che pensi a giocare il nome di Prodi fin dalle prime votazioni, unendosi in questa operazione ai grillini e a Sel.
Prodi però non intende fare il portabandiera di uno schieramento minoritario e votato al fallimento. Il gruppo prodiano in verità intrattiene rapporti con Forza Italia lasciando intendere che ormai il fronte contro fronte che ha caratterizzato la prima repubblica è acqua passata. In sostanza Prodi non intende essere "usato" per fini prettamente tattici dalla sinistra.
Bersani che conosce più di tutti l'umore di Prodi si sta tenendo infatti fuori da questi piani. Qualcuno dice che l'ex segretario stia lavorando, a stretto gomito con Napolitano, per portare Amato al Quirinale.
Domani comunque lo scenario di oggi sarà cambiato; e cambierà ancora parecchie volte fino alla fine.
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