Carnevale
Un tempo il Carnevale cominciava subito dopo Natale.
Rappresentava una sorta di valvola di sfogo dei molti istinti umani repressi per un intero anno. I nostri antenati sgobbavano come muli, si nutrivano a malapena, erano estranei alla musica dei grandi teatri cittadini ed erano in balia delle carestie, delle pestilenze, razzie dei briganti e pure delle razzie dei rappresentanti delle istituzioni.
Il Carnevale, periodo che precede la Primavera, segnava un periodo di sfrenatezza che auspicava una sorta di passaggio dal vecchio al nuovo in un percorso giocato fra l'ambiguo e l'angosciante.
In quel periodo era permesso perdere la propria identità in contesti tragicomici.
A Mezzojuso è ancora oggi occasione di rappresentazione de "Il Mastro di Campo", che ricorda, in chiave farsesca, la storia di Don Bernardo Cabrera innamorato di Bianca di Navarra e l'assalto buffonesco alle mura del Palazzo Steri per tentare la conquista violenta di quella "riggina spagnola".
In più parti della Sicilia, fino a quando Mamma Regione era in mano a politicanti incoscienti arrivavano milioni di euro per rendere le varie rappresentazioni occasioni di "mangiughie" varie; con la buona scusa che il Carnevale serviva ad attrarre turisti. Poi qualcuno ha segnalato che in Sicilia -nonostante quelle piogge di denaro- di turisti se ne vedono -in un anno- meno addirittura che a Malta, una isoletta che ha ben poco da mostrare rispetto alla Sicilia fenicia-greca-romana-bizantina-araba-normanna-aragonese etc. etc.
Giuseppe Pitrè scrive del "Nannu di Carnalivari" a Palermo: "...fantoccio di cenci, goffo e allegro, vestito da capo a piedi con tanto di berretto, collare e cravattine, panciotto brache e scarpe ai piedi. Si adagia su una seggiola con le mani in croce sul ventre; ovvero lo si mena in giro. Più comunemente è una maschera vivente che su un carro, su un asino, una scala, una sedia, va accompagnato e seguito dal popolino che dietro grida, urla, fischia".
Gli anziani usano dire che del Carnevale, allegoria della licenza ad essere allegri almeno una volta all'anno, oggi è rimasta soltanto la maschera.
Piatto per eccellenza del Carnevale -in Sicilia- è la salsiccia cucinata in mille modi. Il modo più caratteristico resta comunque l'arrosto sulla brace.
Se la salsiccia -in anni lontani- fu la regina del periodo carnevalesco, il "cannolo" ne fu il re.
La canna fu la giusta misura (diametro) per confezionare la cialda di questo dolce. La canna, in realtà era da noi, in Sicilia, la "cannella", cioè il rubinetto in cui scorreva l'acqua di abbeveratoi e fontane. Da qui lo "scherzetto carnevalesco": invece dell'acqua ci scorre la crema di ricotta.
E' scontato ricordare che i migliori cannoli di Sicilia sono quelli prodotti a Piana degli Albanesi.
Le ricette
(si intende che in Sicilia di varianti ne esistono decine e decine. Noi ci permettiamo riportare alcune ricette qui per l'eventuale uso dei contessioti, o meglio dei discententi di quest, emigrati.
Il loro vero problema sarà trovare la ricotta.
Il loro vero problema sarà trovare la ricotta.
Cannolo
Ragù di Carnevale
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