di Calogero Raviotta
Quando si parla di S. Maria del Bosco si intende naturalmente sia
il complesso monumentale, costituito dalla chiesa e dai due chiostri, sia la
numerosa comunità monastica che vi opera per secoli, sia le estese proprietà
terriere del Monastero, sia infine l’antico culto molto diffuso e dedicato alla
Madonna del Bosco, cioè l’intera istituzione, che, con la sua presenza e le sue
molteplici attività, svolge fino al XIX secolo un ruolo importante nella vita
culturale, religiosa, economica e sociale di tutte le popolazioni dei comuni
confinanti. Il presente testo è dedicato agli antichi legami tra S. Maria del
Bosco e le predette comunità.
Gli
antichi legami nella memoria delle comunità limitrofe
Per parecchi secoli numerosi fedeli dei centri abitati della Valle
del Belice si recano a S. Maria del Bosco per partecipare alla festa annuale del
monastero: inizialmente il 15 agosto (Assunzione della Madonna) e
successivamente il 28 agosto (S. Agostino).
In tale occasione la chiesa, i chiostri ed i cortili di S. Maria
del Bosco sono gremiti di pellegrini,
giunti a piedi o a dorso di mulo dai paesi limitrofi (Contessa, Bisacquino,
Sambuca, Giuliana, Chiusa, ecc.).
Fin dalla soppressione dei beni ecclesiastici (1866) però, col
conseguente trasferimento ai privati delle proprietà (monastero e feudi) di S.
Maria del Bosco, inizia un progressivo ridimensionamento dei molteplici legami
intercorsi per secoli tra la gente dei comuni limitrofi ed il Monastero.
Cessano infatti i diritti di uso comune, che i comuni limitrofi avevano sui terreni di
proprietà di S. Maria del Bosco (pascolo, raccolta delle spighe, pietre per
gesso e calce, sosta notturna del bestiame, caccia, raccolta di frutti
selvatici, erbe e ghiande, ecc.), perché dal Tribunale civile dichiarati
decaduti nel 1879, su istanza dei nuovi proprietari privati.
In particolare il legame religioso, rimasto vivo fino ai primi
decenni del secolo XX, da alcuni è considerato esaurito attorno al 1960, da quando
Santa Maria del Bosco non è più utilizzata come residenza estiva del Seminario
della diocesi di Monreale.
Dopo tale data, per incuria la chiesa ed i locali annessi subiscono
un progressivo abbandono e, per l’assenza di monaci e di sacerdoti operanti nel Monastero, anche
l’annuale appuntamento religioso del 28 agosto a S. Maria del Bosco rimane
sospeso per circa 25 anni: viene ripreso dal 1985, quando si svolge il primo convegno sul recupero dell’antico
complesso monumentale.
Particolari
legami tra S. Maria del Bosco e Contessa
Dal 28 agosto 1985 ad oggi
i contessioti rinnovano ogni anno
puntualmente il pellegrinaggio annuale a Santa Maria del Bosco per tenere vivo
l’antico legame religioso, la
secolare devozione riservata alla Madonna del Bosco e l’interesse della gente e
delle istituzioni verso questo antico luogo di culto e di cultura.
Per la diversità del rito (bizantino-greco a Contessa e romano nel
Monastero), l’antico legame religioso non determina nel Monastero una presenza
significativa di monaci di origine contessiota. Si ha notizia solamente di due
monaci nati a Contessa: fra’ Giuseppe Agostino Oddo e fra’ Pietro Pizzolato.
Quest’ultimo, secondo le testuali parole di padre Atanasio Schirò
di Contessa, “morto nel 1832, di santa vita e così devoto e caro a Gesù ed a
Maria che spesso fu veduto, per concorde attestazione dei Padri e dei suoi
confratelli, levarsi in estasi, orando dianzi l’immagine dell’Assunta, posta
sulla porta del Refettorio. Il quadro é una copia dell’Assunta, dipinta da Tiziano,
il cui originale é nelle sale dell’Accademia di Venezia. Per l’episodio
attribuito a fra’ Pietro Pizzolato, il quadro era particolarmente venerato dai
monaci, ed una lampada vi ardeva perennemente”.
Non meno importante sono per i contessioti sia il legame territoriale (la chiesa ed il Monastero di S. Maria del
Bosco e gran parte dei suoi feudi infatti si trovano nel territorio di Contessa
Entellina), sia il legame economico (molti braccianti e contadini di Contessa in
passato trovano lavoro nei numerosi feudi di proprietà del Monastero di S.
Maria del Bosco), sia il legame sociale
(in passato da Contessa e da tutti i paesi vicini i poveri accorrevano al
Monastero per avere assistenza non solo alimentare, sostando sul lungo sedile
di pietra, che ancor oggi si può ammirare a destra del portone del primo
chiostro).
Oggi Contessa custodisce significative testimonianze di
particolare valore culturale, che
appartenevano al Monastero:
- la Biblioteca di S. Maria
del Bosco (scaffali, libri, manoscritti, carte topografiche), ceduta nel 1869 dal Demanio al Comune (circa
1500 titoli, circa 2500 volumi)
- 4 candelabri di legno
verniciati in oro donati alla parrocchia greca
- un organo a canne del
‘700 in funzione oggi nella Chiesa di S. Rocco
- un ostensorio d’argento donato alla parrocchia latina
- un piccolo armonium
utilizzato nella parrocchia latina nel secolo scorso
- alcune opere d'arte
(tele) che oggi ornano le chiese di Contessa.
Va ricordato infine il legame
istituzionale tra il Comune di Contessa e la famiglia Inglese, proprietaria
del Monastero di S. Maria del Bosco: Antonino Inglese è sindaco di Contessa nel 1914, Podestà nel 1935 ed ancora sindaco
nel 1943, anno in cui, essendo deceduto,
è nominato sindaco il nipote Guglielmo Inglese.
P. S. La Bibliografia di
seguito citata sarà integrata da altri titoli prossimamente.
- Atanasio Schirò, “Il
Monastero di S. Maria del Bosco di Calatamauro in Sicilia” (Tipografia e legatoria del Boccone del Povero
- Palermo, 1894)
- Atti dei tre Convegni
organizzati dall’Associazione Culturale” Nicolò Chetta”
(Contessa Entellina,
1985, 1987 e 1988)
- Anton Blok, “La mafia di
un villaggio siciliano. 1860-1960”
(Edizione di Comunità -
Torino, 2000)
(C. Raviotta - SMB 1 - continua)
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