di Calogero Raviotta
Incuria
e degrado di S. Maria del Bosco
Chi visita S. Maria del Bosco oggi rimane affascinato dalla
straordinaria bellezza monumentale della chiesa, che apparentemente sembra
rimasta intatta a chi dall’esterno guarda la facciata, il campanile e le
strutture murarie del lato Nord. Questa gratificante visione di bellezza
architettonica rimane profondamente delusa però appena si scopre che, dietro la
facciata ed il cancello di ferro, non esistono più il soffitto, le cappelle del
lato Sud, il pavimento, il transetto, gli stucchi, i marmi, gli altari, le
pitture, ecc. La chiesa é ridotta in un
mucchio di macerie non tanto per il terremoto del 1968 quanto soprattutto per
l’incuria precedente e conseguente al terremoto medesimo.
Un intervento di manutenzione anche modesto, ma tempestivo, dopo
il terremoto, avrebbe evitato il crescente degrado della chiesa, soprattutto
del tetto, attraverso il quale le infiltrazioni di acqua a poco a poco si sono estese
alle strutture provocando il crollo della chiesa (eccetto facciata, campanile,
mura e cappelle lato Nord).
Il complesso edilizio costituito da due chiostri non subisce la
stessa sorte della chiesa, perché il proprietario, la famiglia Inglese, cura la
sua conservazione con periodici e impegnativi interventi di manutenzione.
Guglielmo
Inglese e la conservazione del Monastero
di S. Maria del Bosco
Le principali strutture del Monastero di S. Maria del Bosco
rimaste ancora agibili, anche se necessitano di urgenti interventi di recupero,
sono infatti quelle di proprietà privata, appartenenti alla famiglia Inglese
fin da quando sono acquistate, dopo la soppressione dei beni ecclesiastici.
Un ruolo particolarmente importante per la conservazione del
Monastero di S. Maria del Bosco é svolto nel secolo scorso dal barone cav. Guglielmo Inglese, la cui memoria
Contessa onora, dopo la sua morte,
dedicandogli il 28 agosto 1999 una mostra ed un concerto nei chiostri del
Monastero medesimo.
Nato a Roma l’11 novembre 1913, frequenta le scuole dei Gesuiti
(Collegio Mondragone) e poi la Facoltà di Agraria all’Università di Portici. Partecipa
alla seconda guerra mondiale come pilota dell’Aeronautica Militare Italiana.
Trascorre gran parte della sua vita a Santa Maria del Bosco, dove
segue direttamente la gestione della sua azienda agricola, dedicando
particolare attenzione e risorse anche alla conservazione dell’importante
complesso monumentale di sua proprietà.
Questo impegno culturale é riconosciuto ufficialmente dall’UNESCO
con la seguente motivazione: “Gentile e
tenace signore che, lottando contro leggi inique ed i fuorilegge, é riuscito a
tutelare, pur tra mille difficoltà, un monumento della Sicilia occidentale
tanto importante quanto sconosciuto ai più: l’Abbazia di S. Maria del Bosco.
Ha
sostenuto e potenziato le azioni di restauro, contribuendo alla salvaguardia
del nostro patrimonio artistico e alla difesa delle tante testimonianze
storiche, che questo luogo rappresenta”.
Le parole, di seguito riportate, estratte dal suo intervento al
convegno “Verso il recupero”, svoltosi a S. Maria del Bosco il 15 settembre
1986, esprimono efficacemente il profondo affetto, che lo lega a S. Maria del Bosco,
ed il disagio che prova nel dover assistere impotente al progressivo degrado della
chiesa: “giorno dopo giorno e pietra
dopo pietra, quella che era una splendida basilica é diventata un cumulo di
macerie, profanate da sciacalli di ogni genere. La proprietà privata ha un
grande vantaggio per la conservazione e la cura dei beni immobili: l’amore e
l’interesse per le cose proprie”.
Conclude la sua vita terrena la notte del 30 novembre 1998 a S.
Maria del Bosco, quando, sentiti dei
rumori e l’abbaiare insolito dei cani, esce dalla sua stanza, scende nel primo
chiostro, esce dal grande portone per
controllare l'area che si estende davanti alla chiesa ed al monastero. Rientrato nel
chiostro, sale al primo piano, percorre il lungo corridoio ed esce dal portone
del primo piano, sedendosi fuori
sull’antico sedile di pietra, dove viene
dai familiari trovato esanime con i cani sdraiati a terra, che lo vegliano, come se volesse
testimoniare il suo ruolo di custode fedele davanti al grande portone, per
vigilare fino all’ultimo momento della sua vita su questo monumento della
religione, dell’arte, della cultura, della solidarietà, che appartiene alla sua
famiglia, ma che nello stesso tempo
appartiene anche al patrimonio culturale dell’umanità.
Il cav. Guglielmo Inglese, profondamente convinto di questo inestimabile
valore di S. Maria del Bosco, considera
sempre suo dovere dedicare attenzione, risorse ed impegno costante alla sua
conservazione.
Avendo conosciuto personalmente il cav. Guglielmo Inglese ed
avendo avuto occasione più volte di
cogliere nelle sue parole un grande affetto per S. Maria del Bosco,
immagino che nei suoi ultimi attimi di vita, seduto sul sedile di pietra davanti al portone posto
all’inizio del lungo corridoio del primo piano, abbia certamente visto nella
porta aperta del Monastero la porta del
paradiso a lui spalancata per ricevere il meritato compenso di fedele custode
di un luogo di culto e di cultura, che con amore, sacrifici, risorse e
grande attenzione ha lasciato alle
generazioni future, quale testimonianza plurisecolare della fede delle comunità
di tutta la vallata.
Gli
antichi legami stimolo per il recupero
Sempre spontanee e immediate sono state la disponibilità e la
collaborazione assicurate dal cav. Guglielmo Inglese per la preparazione di tre
convegni, dedicati al recupero di S.
Maria del Bosco, promossi dall’Associazione Culturale “Nicolò Chetta” di
Contessa Entellina e organizzati, anche con l’apporto di altre istituzioni
locali, negli anni 1985,1986 e1988.
Questi convegni hanno risvegliato l’interesse della gente e
l’attenzione degli amministratori pubblici e degli operatori culturali su S.
Maria del Bosco, ponendo fine al penoso letargo e abbandono, durato, alcuni
decenni.
Un intervento di recupero,
effettuato alcuni anni dopo tali convegni, ha consolidato le strutture non
crollate ed un intervento più recente ha
rimesso a nuovo i locali annessi alla chiesa (lato Est del primo
chiostro).
Si spera che altri interventi di recupero, da estendere anche alle
strutture di proprietà privata (monastero), possano conservare quanto non
ancora crollato o degradato, affinché la testimonianza monumentale di questa
importante istituzione possa essere ammirata anche dalle generazioni future.
Recupero
e fruizione
Dopo i predetti convegni sono
diventati sempre più numerosi i visitatori e nei chiostri e negli spazzi aperti sono stati organizzati
occasionalmente manifestazioni culturali
e ricevimenti dopo la celebrazione di matrimoni.
Parte dei locali e degli spazi di S. Maria del Bosco, che sono ancora
agibili, si prestano ad una fruizione culturale e turistica, come dimostrato
dalle tante manifestazioni ospitate, tra le quali è particolarmente
ricordata la “Seconda giornata dell’emigrante”, (3 agosto
2003), che ha richiamato nell’antico monastero centinaia
di visitatori sia perché interessati ad assistere alle varie manifestazioni
(convegno, S. Messa, mostra dell’artigianato, degustazione di prodotti tipici
locali dell’agricoltura e della gastronomia, sfilata dei cavalli, mostra
fotografica, concerti di varie bande musicali, spettacoli di gruppi teatrali,
corali, folcloristici, di danza moderna,
ecc.) sia perché stimolati dal desiderio di ammirare questo splendido complesso
monumentale di interesse architettonico, inserito in un ammirevole polmone
verde (Riserva Naturale Bosco di Calatamauro).
La
vasta partecipazione di pubblico ha dimostrato che S. Maria del Bosco, oltre
che un bene culturale, é una grande struttura adatta per ospitare iniziative culturali, sportive,
ricreative o comunque per il tempo libero, naturalmente nel rispetto delle sue
caratteristiche monumentali.
Al
termine del convegno sull’emigrazione, Guido Inglese, proprietario del Monastero, ha espresso
l'auspicio che “S. Maria del Bosco viva
e non sopravviva” e rivolgendosi
alle autorità presenti ha sollecitato la loro attenzione “perché sia integrata nella vita dei
comuni che la circondano e, restaurata, possa tornare ai fasti di un tempo”.
Perché
questo auspicio diventi realtà occorre l’impegno delle varie istituzioni
interessate (Comuni limitrofi, Provincia di Palermo e proprietario del Monastero),
che, su iniziativa del Comune di Contessa, nel cui territorio si trova S. Maria
del Bosco, potrebbero essere chiamate a collaborare, mediante una
Convenzione, nella realizzazione di un
progetto globale di recupero e di valorizzazione di S. Maria del Bosco sia per
l’intera estate (convegni, mostre,
concerti, recite, ecc.) sia durante l’intero anno con visite turistiche
programmate, con l’assistenza di personale comunale.
Alla valorizzazione di
S. Maria del Bosco potrebbero
significativamente contribuire l'utilizzazione dei locali destinati al
culto (cappella e locali annessi recentemente restaurati), chiarendo e superando l'attuale situazione sulla
giurisdizione ecclesiastica (Eparchia di Piana degli Albanesi e Diocesi di
Monreale), argomento cui sarà dedicato un testo nei prossimi blog.
(C. Raviotta - SMB 2 - continua)
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