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mercoledì 28 gennaio 2015

Santa Maria del Bosco nel territorio di Contessa Entellina (2)

di Calogero Raviotta 
Incuria e degrado di S. Maria del Bosco
Chi visita S. Maria del Bosco oggi rimane affascinato dalla straordinaria bellezza monumentale della chiesa, che apparentemente sembra rimasta intatta a chi dall’esterno guarda la facciata, il campanile e le strutture murarie del lato Nord. Questa gratificante visione di bellezza architettonica rimane profondamente delusa però appena si scopre che, dietro la facciata ed il cancello di ferro, non esistono più il soffitto, le cappelle del lato Sud, il pavimento, il transetto, gli stucchi, i marmi, gli altari, le pitture, ecc. La chiesa é  ridotta in un mucchio di macerie non tanto per il terremoto del 1968 quanto soprattutto per l’incuria precedente e conseguente al terremoto medesimo.
Un intervento di manutenzione anche modesto, ma tempestivo, dopo il terremoto, avrebbe evitato il crescente degrado della chiesa, soprattutto del tetto, attraverso il quale le infiltrazioni di acqua a poco a poco si sono estese alle strutture provocando il crollo della chiesa (eccetto facciata, campanile, mura e cappelle lato Nord).
Il complesso edilizio costituito da due chiostri non subisce la stessa sorte della chiesa, perché il proprietario, la famiglia Inglese, cura la sua conservazione con periodici e impegnativi interventi di manutenzione.

Guglielmo Inglese  e la conservazione del Monastero di S. Maria del Bosco
Le principali strutture del Monastero di S. Maria del Bosco rimaste ancora agibili, anche se necessitano di urgenti interventi di recupero, sono infatti quelle di proprietà privata, appartenenti alla famiglia Inglese fin da quando sono acquistate, dopo la soppressione dei beni ecclesiastici.
Un ruolo particolarmente importante per la conservazione del Monastero di S. Maria del Bosco é svolto nel secolo scorso dal barone cav. Guglielmo Inglese, la cui memoria Contessa  onora, dopo la sua morte, dedicandogli il 28 agosto 1999 una mostra ed un concerto nei chiostri del Monastero medesimo.
Nato a Roma l’11 novembre 1913, frequenta le scuole dei Gesuiti (Collegio Mondragone) e poi la Facoltà di Agraria all’Università di Portici. Partecipa alla seconda guerra mondiale come pilota dell’Aeronautica Militare Italiana.
Trascorre gran parte della sua vita a Santa Maria del Bosco, dove segue direttamente la gestione della sua azienda agricola, dedicando particolare attenzione e risorse anche alla conservazione dell’importante complesso monumentale di sua proprietà.
Questo impegno culturale é riconosciuto ufficialmente dall’UNESCO con la seguente motivazione: “Gentile e tenace signore che, lottando contro leggi inique ed i fuorilegge, é riuscito a tutelare, pur tra mille difficoltà, un monumento della Sicilia occidentale tanto importante quanto sconosciuto ai più: l’Abbazia di S. Maria del Bosco.
Ha sostenuto e potenziato le azioni di restauro, contribuendo alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico e alla difesa delle tante testimonianze storiche, che questo luogo rappresenta”.
Le parole, di seguito riportate, estratte dal suo intervento al convegno “Verso il recupero”, svoltosi a S. Maria del Bosco il 15 settembre 1986, esprimono efficacemente il profondo affetto, che lo lega a S. Maria del Bosco, ed il disagio che prova nel dover assistere impotente al progressivo degrado della chiesa: “giorno dopo giorno e pietra dopo pietra, quella che era una splendida basilica é diventata un cumulo di macerie, profanate da sciacalli di ogni genere. La proprietà privata ha un grande vantaggio per la conservazione e la cura dei beni immobili: l’amore e l’interesse per le cose proprie”.
Conclude la sua vita terrena la notte del 30 novembre 1998 a S. Maria del Bosco,  quando, sentiti dei rumori e l’abbaiare insolito dei cani, esce dalla sua stanza, scende nel primo chiostro,   esce dal grande portone per controllare l'area che si estende davanti  alla chiesa ed al monastero. Rientrato nel chiostro, sale al primo piano, percorre il lungo corridoio ed esce dal portone del primo piano, sedendosi fuori  sull’antico sedile di pietra, dove viene  dai familiari trovato esanime con i cani sdraiati  a terra, che lo vegliano, come se volesse testimoniare il suo ruolo di custode fedele davanti al grande portone, per vigilare fino all’ultimo momento della sua vita su questo monumento della religione, dell’arte, della cultura, della solidarietà, che appartiene alla sua famiglia, ma che  nello stesso tempo appartiene anche al patrimonio culturale dell’umanità.
Il cav. Guglielmo Inglese,  profondamente convinto di questo inestimabile valore di S. Maria del Bosco,  considera sempre suo dovere dedicare attenzione, risorse ed impegno costante alla sua conservazione.
Avendo conosciuto personalmente il cav. Guglielmo Inglese ed avendo avuto occasione più volte di  cogliere nelle sue parole un grande affetto per S. Maria del Bosco, immagino che nei suoi ultimi attimi di vita, seduto sul  sedile di pietra davanti al portone posto all’inizio del lungo corridoio del primo piano, abbia certamente visto nella porta aperta del Monastero la porta  del paradiso a lui spalancata per ricevere il meritato compenso di fedele custode di un luogo di culto e di cultura, che con amore, sacrifici, risorse e grande  attenzione ha lasciato alle generazioni future, quale testimonianza plurisecolare della fede delle comunità di tutta la vallata.

Gli antichi legami stimolo per il recupero
Sempre spontanee e immediate sono state la disponibilità e la collaborazione assicurate dal cav. Guglielmo Inglese per la preparazione di tre convegni, dedicati al  recupero di S. Maria del Bosco, promossi dall’Associazione Culturale “Nicolò Chetta” di Contessa Entellina e organizzati, anche con l’apporto di altre istituzioni locali, negli anni 1985,1986 e1988.
Questi convegni hanno risvegliato l’interesse della gente e l’attenzione degli amministratori pubblici e degli operatori culturali su S. Maria del Bosco, ponendo fine al penoso letargo e abbandono, durato, alcuni decenni.
Un intervento di  recupero, effettuato alcuni anni dopo tali convegni, ha consolidato le strutture non crollate ed un intervento più recente ha  rimesso a nuovo i locali annessi alla chiesa (lato Est del primo chiostro).
Si spera che altri interventi di recupero, da estendere anche alle strutture di proprietà privata (monastero), possano conservare quanto non ancora crollato o degradato, affinché la testimonianza monumentale di questa importante istituzione possa essere ammirata anche dalle generazioni future.

Recupero e fruizione
Dopo i predetti convegni  sono diventati sempre più numerosi i visitatori e nei chiostri  e negli spazzi aperti sono stati organizzati occasionalmente manifestazioni  culturali e ricevimenti dopo la celebrazione di matrimoni.
Parte dei locali e degli spazi di S. Maria del Bosco, che sono ancora agibili, si prestano ad una fruizione culturale e turistica, come dimostrato dalle tante manifestazioni ospitate, tra le quali è particolarmente ricordata  la  “Seconda giornata dell’emigrante”, (3 agosto 2003), che  ha richiamato nell’antico monastero centinaia di visitatori sia perché interessati ad assistere alle varie manifestazioni (convegno, S. Messa, mostra dell’artigianato, degustazione di prodotti tipici locali dell’agricoltura e della gastronomia, sfilata dei cavalli, mostra fotografica, concerti di varie bande musicali, spettacoli di gruppi teatrali, corali,  folcloristici, di danza moderna, ecc.) sia perché stimolati dal desiderio di ammirare questo splendido complesso monumentale di interesse architettonico, inserito in un ammirevole polmone verde (Riserva Naturale Bosco di Calatamauro).
La vasta partecipazione di pubblico ha dimostrato che S. Maria del Bosco, oltre che un bene culturale, é una grande struttura adatta  per ospitare iniziative culturali, sportive, ricreative o comunque per il tempo libero, naturalmente nel rispetto delle sue caratteristiche monumentali.
Al termine del convegno sull’emigrazione, Guido Inglese,  proprietario del Monastero, ha espresso l'auspicio che “S. Maria del Bosco viva e non sopravviva” e  rivolgendosi  alle autorità presenti ha sollecitato la loro attenzione “perché sia integrata nella vita dei comuni che la circondano e, restaurata, possa tornare ai fasti di un tempo”.
Perché questo auspicio diventi realtà occorre l’impegno delle varie istituzioni interessate (Comuni limitrofi, Provincia di Palermo e proprietario del Monastero), che, su iniziativa del Comune di Contessa, nel cui territorio si trova S. Maria del Bosco, potrebbero essere chiamate a collaborare, mediante una Convenzione,  nella realizzazione di un progetto globale di recupero e di valorizzazione di S. Maria del Bosco sia per l’intera estate  (convegni, mostre, concerti, recite, ecc.) sia durante l’intero anno con visite turistiche programmate, con l’assistenza di personale comunale.
Alla valorizzazione di S. Maria del Bosco potrebbero  significativamente contribuire l'utilizzazione dei locali destinati al culto (cappella e locali annessi recentemente restaurati), chiarendo  e superando l'attuale situazione sulla giurisdizione ecclesiastica (Eparchia di Piana degli Albanesi e Diocesi di Monreale), argomento cui sarà dedicato un testo nei prossimi blog.

(C. Raviotta - SMB 2 - continua)

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