StatCounter

venerdì 16 gennaio 2015

Una foto, una riflessione: Il futuro dell'Homo sapiens sapiens --4--

Abbiamo riflettuto sulla circostanza che da qualche decennio la tecnica non si presenta all'uomo come stampella, strumento che lo agevoli in una qualche carenza e/o insufficienza del suo corpo (protesi). Oggi sta accadendo che sull'esigenza della tecnologia comincia a deformarsi il corpo. La tecnologia che fino a non molti anni fà era avvertita come corpo estraneo che serviva a supplire alla carenze e/o manchevolezze dell'uomo, oggi essa -restando sui bisogni del nostro corpo- da supporto che era è arrivata ad essere "organo vicario" che surroga l'operare fisiologico non ripristinabile dell'uomo.
Umberto Veronesi: oncologo e politico 
Nell'ultimo ventennio  ha messo in campo 
innovazioni che sono diventate
pietre miliari della senologia (vedi la chirurgia mininvasiva, la tecnica del linfonodo sentinella, la radioterapia intraoperatoria), della pneumologia, della radiologia. Ma più dei successi del passato, egli preferisce intrattenersi  sulle strade promettenti del futuro. 
«La conoscenza sempre più completa del nostro Dna, cambierà il modo di curare i tumori: intanto diremo progressivamente addio ai tagli chirurgici estesi e ai farmaci tossici per il nostro organismo,  per lasciare spazio alla chirurgia microinvasiva e alla personalizzazione delle cure con nuove particelle e molecole»

COSA CI PROPONE IL FUTURO
Un processo di trasformazione è in corso sullo stesso concetto di essere uomo
Il processo di avanzamento verso un futuro, sotto più aspetti ignoto, è in corso e noi non ne avvertiamo le conseguenze.

Come mai ?
Quando sui giornali, e meglio ancora sulle riviste specialistiche, ci vengono illustrate innovative strade ed applicazioni tecnologiche noi ci soffermiamo, ovviamente,  sulle migliorie che esse daranno nella pratica della vita quotidiana. Eppure questo modo di pensare rischia di divenire superato, inappropriato.

L'avvento di nuove tecnologie non dà risposte ai nostri problemi precedenti. No.
Ogni innovazione ha l'effetto di cambiare il nostro attuale contesto e, senza che nell'immediato ce ne accorgiamo, crea nuovi problemi ad alcuni e nuove opportunità ad altri. 
Prendiamo atto, anzitutto, che la tecnologia inevitabilmente sta producendo trasformazioni sociali di una rilevanza inimmaginabili ai protagonisti (politici, sindacalisti, chiese, e operatori civici) degli anni settanta/ottanta/novanta del Novecento. Fino agli anni ottanta, per dire, esisteva nella politica, nella sociologia, nello stesso diritto, il concetto di "classe operaia". Oggi il solo ripeterlo fa sorridere qualsiasi ascoltatore.
Le innovazioni tecnologiche, per dirla in breve, stanno producendo ricadute nell'immaginario collettivo e nel modo di vivere -non il tempo- ma il modo di vivere la tecnologia medesima. 

Vivere la tecnologia ?
Cosa significa ?
Negli anni sessanta a chi era ragazzino veniva fatto immaginare un futuro di viaggiatori nello spazio; era quello il periodo in cui l'uomo per la prima volta usciva dall'orbita terrestre, atterrava sulla luna, iniziava a scoprire più da vicino i corpi del sistema solare. 
La realtà invece ci ha condotti a viaggiare, ossia a vivere, l'infospazio che corrisponde al mondo computerizzato delle simulazioni in un contesto di dimensioni virtuali. Allora, negli anni sessanta, non si aveva idea dei computers e soprattutto delle loro enormi potenzialità in sinergia con il mondo della telefonia. 
Non si aveva idea di cosa fosse internet.
Oggi viviamo la tecnologia per il semplice fatto che è essa, non l'umo, che ci ragguaglia su ciò che è, sarà, l'evoluzione.
Nessuno oggi sà dirci dove domani approderanno, potranno approdare, le biotecnologie e le infinite ibridazioni (combinazioni) verso cui ci porteranno le fibre ottiche o i superconduttori.

Per l'immediato forse possiamo immaginare cosa si prospetta nella tecnologia del biologico. 
Lo vedremo in un prossimo scritto.  

Nessun commento:

Posta un commento