Leopoldo Franchetti, Personaggio fiducioso nelle istituzioni monarchico-parlamentari create nel 1861, ritiene che il regime liberal-costituzionale sia la forma migliore di organizzazione politica.
Nel 1882 inizia la carriera parlamentare come deputato per l'Unione Liberale Monarchica, eletto per la XV legislatura nel collegio di Perugia I, dove viene confermato nelle due legislature successive.
Nascita: 31 maggio 1847, Livorno
Morte: 4 novembre 1917.
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CONDIZIONI GENERALI
I. Palermo e i suoi dintorni
3) Associazioni per l'esercizio della prepotenza
Peraltro non mancano anche le associazioni regolarmente costituite con statuti, regole, per l'ammissione, sanzioni penali. ecc. ecc., associazionidestinate all'esercizio della prepotenza e alla ricerca di guadagni illeciti. E' impossibile conoscere il numero e gli oggetti di tutti. Cosi, sono state recentemente scoperte sotto la prefettura Gerra due società dette, l'una dei Mulini, l'altra della Posa.
La società della Posa, fra garzoni mugnai e carrettieri, strettamente connessa con quella dei Mulini, aveva per iscopo apparente il mutuo soccorso. Ciascun socio pagava un tanto per ogni salma di farina prodotta nel mulino dov'era impiegato, o trasportata col carro, secondo le professioni. Ai soci era proibito farsi vicendevolmente concorrenza. Il capo destinava chi doveva lavorare, e chi rimanere ozioso.. La tassa della Posa era per i garzoni mugnai pagata dai loro padron; i garzoni carrettieri la pagavano essi stessi; col provento delle tasse si mandava unb tarì (L. 0,42) al giorno ai membri della società arruolati nell'esercizio, si soccorrevano i vecchi e gl'infermi, e si pagavano gli impiegati che tenevano l'amministrazione; il rimanente si divideva fra i soci. Gli esercenti mulini dovevano impiegare i membri della società, e pagare la tassa, pena gli sfregi e la morte. Pare inoltre che la società della Posa esigesse una tassa di un tanto per salma di grano depositato presso i magazini dei sensali di cereali (che a Palermo fanno anche da magazinieri). I sensali pagavano questa tassa, e se la facevano restituire dai proprietari depositanti. Ambe le società erano in mano a un potente capo mafia che se ne valeva per l'esercizio d'ogni sorta di prepotenze, e specialmente adoperava i membri della seconda per suoi cagnotti, contro quei proprietari d'agrumeti che non accettavano i fittaioli e i guardiani da lui proposti, ed in genere contro quelli che pretendessero agire a modo loro in qualunque affare dove a lui piacesse intervenire. Malgrado il bell'impianto dell'amministrazione sociale, i suoi numerosi libri e registri, non sembra che tutti i proventi andassero a vantaggio dei soci; una parte finiva in mano dei faccendieri che, in Roma, sostenevano gl'interessi o l'impunità dell'associazione e dei suoi membri, dei ministeri e altrove.
(Segue)
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