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martedì 2 maggio 2023

Con Leopoldo Franchetti. La Sicilia di ieri e di oggi (5)

Leopoldo Franchetti, Personaggio fiducioso nelle istituzioni monarchico-parlamentari create nel 1861, ritiene che il regime liberal-costituzionale sia la forma migliore di organizzazione politica. 

 Nel 1882 inizia la carriera parlamentare come deputato per l'Unione Liberale Monarchica, eletto per la XV legislatura nel collegio di Perugia I, dove viene confermato nelle due legislature successive. 

Nascita: 31 maggio 1847, Livorno

Morte: 4 novembre 1917.

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CONDIZIONI   GENERALI
I. Palermo e i suoi dintorni

3) Associazioni per l'esercizio della prepotenza

  Peraltro non mancano anche le associazioni regolarmente costituite con statuti, regole, per l'ammissione, sanzioni penali. ecc. ecc., associazionidestinate all'esercizio della prepotenza e alla ricerca di guadagni illeciti. E' impossibile conoscere il numero e gli oggetti di tutti. Cosi, sono state recentemente scoperte sotto la prefettura Gerra due società dette, l'una dei Mulini, l'altra  della Posa.

Franchetti e Sonnino sono stati portatori di un
progetto politico riformistico, pur in un
contesto pienamente e consapevolmente
conservatore. Un progetto che sarà destinato
a non produrre effetti nella realtà
socio-economica del Mezzogiorno, nonostante
Sonnino avrebbe rivestito in seguito
importanti incarichi governativi in qualità
persino di presidente del Consiglio dei ministri.




  La prima fu fondata con iscopo apparentemente legale, sotto forma di consorzio fra gli esercenti mulini per la riscossione e il pagamento della tassa del macinato, allorquando questa tassa, prima che fosse introdotto il contatotre meccanico, si riscuotevas col sistema degli accertamenti. Aveva realmente per iscopo principale di tenere alto il prezzo della molendas per mezzo del monopolio procurato colla violenza. I soci dichiaravano il loro guadagno medio fino al loro ingresso nella società, e questo veniva loro garantito. La società,  regolandosi sugl'interessi comuni, decretava la chiusura dell'uno o dell'altro mulino, e passava agli esercenti di questi l'equivalente del loro guadagno mensile medio. Gli altri soci pagavano alla società una tassa proporzionata ai loro prodotti (un poco più di 5 lire  per ogni salma di farina, un poco più di 3 lire per ogni salma di semola prodotta).  Il provento di queste tasse  in parte serviva  a indennizzare gli esercenti i mulini chiusi per ordine della società. Il rimanente, pare venisse diviso fra i soci in proporzione dei loro guadagni. I soci renitenti a pagare la loro tassa, erano puniti prima cogli sfregi, coll'uccisione cioè degli animali, coll'incendio di piantagioni, ecc.; se tali avvertimenti non bastavano, venivano ammazzati. Nel medesimo modo erano trattati coloro che la società desiderava avere fra i nsuoi membri  e che vi si rifiutavano. Il terrore sparso da questa associazione era tale che bastava  talvolta il consiglio  dato a taluno di entrare nella società, per farlo rinunziare in tutta fretta  alla propria industria. Un gruppo di pastai che stava trattando con un mulino a vapore per una fornitura di farina a prezzo minore di quello stabilito dalla società, desistette dalle trattative, per non porsi in urto con questa.
  La società della Posa, fra garzoni mugnai e carrettieri, strettamente connessa  con quella dei Mulini, aveva per iscopo apparente il mutuo soccorso. Ciascun socio pagava  un tanto per ogni salma di farina prodotta  nel mulino dov'era  impiegato, o trasportata col carro, secondo le professioni. Ai soci era proibito farsi vicendevolmente  concorrenza. Il capo destinava chi doveva lavorare, e chi rimanere ozioso.. La tassa della Posa  era per i garzoni mugnai pagata  dai loro padron; i garzoni carrettieri la pagavano essi stessi; col provento delle tasse si mandava  unb tarì (L. 0,42) al giorno ai membri della società arruolati nell'esercizio, si soccorrevano i vecchi e gl'infermi, e si pagavano gli impiegati che tenevano l'amministrazione; il rimanente si divideva fra i soci. Gli esercenti mulini dovevano impiegare i membri della società, e pagare la tassa, pena gli sfregi e la morte. Pare inoltre che la società della Posa  esigesse una tassa  di un tanto per salma  di grano depositato  presso i magazini  dei sensali di cereali (che a Palermo fanno anche da magazinieri). I sensali pagavano questa tassa, e se la facevano restituire dai proprietari depositanti. Ambe le società erano in mano a un potente capo mafia  che se ne valeva per l'esercizio d'ogni sorta  di prepotenze, e specialmente adoperava i membri della seconda  per suoi cagnotti, contro quei proprietari d'agrumeti che non accettavano i fittaioli e i guardiani da lui proposti, ed in genere contro quelli che pretendessero agire a modo loro in qualunque affare  dove a lui piacesse intervenire. Malgrado il bell'impianto dell'amministrazione sociale, i suoi numerosi libri e registri, non sembra che tutti i proventi andassero a vantaggio  dei soci; una parte finiva in mano dei faccendieri che, in Roma, sostenevano gl'interessi o l'impunità dell'associazione e dei suoi membri, dei ministeri e altrove.
(Segue)


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