Sono ormai milioni gli ucraini che per sottrarsi ai bombardamenti russi hanno varcato i confini del loro paese in direzione dei paesi occidentali. Soprattutto in Polonia, ma non solo. In Italia ne sono già arrivati tanti.
Passati i giorni iniziali dell'emergenza spetta adesso all’Unione europea, senza che si sia chiusa la crisi della pandemia dare segni che la solidarietà e la civiltà non si risolve nelle parole.
Occorreranno scuole, case, sanità e -soprattutto- lavoro per milioni di profughi, non solo in Polonia, ma in Spagna, in Svezia e in Italia. Sappiamo tutti -infatti- che non si tratta di rifugiati temporanei. Tantissimi di questi rifugiati resteranno tali per anni e alla luce delle passate esperienze sappiamo tutti che la simpatia nei loro confronti, come in tutti i conflitti, si attenuerà e svanirà.
Proprio perchè in Occidente sappiamo ciò che accadrà nel più lungo termine è bene che da subito l'U.E. ed i governi nazionali inizino a darsi da fare perchè il concetto di "solidarietà umana" non sia -come troppo spesso è accaduto- sterile.
La nostra civiltà è -e deve essere- diversa dalla visione che ne possiede Putin.
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